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Visualizzazione dei post da novembre 14, 2021

EDIPO RE - ULTIMI APPROFONDIMENTI (CONDOTTI IN GRUPPO: 18 novembre)

GRUPPO 1 BONINO  FERRONI LIGNANA MAZZEO GRUPPO 2 CAPRIOLO CASCINI DURBIANO COLOMBO GRUPPO 3  GOSSI CAVALLERA DE SILVIO VALENTINI GRUPPO 4 SANTARELLI PANINI TROMMACCO PASCIUTI CURLETTI GRUPPO 5 GRECU  MOSSETTO CASCIANO PERELLI   1) MEMORIZZAZIONE/ANALISI DEL TESTO LATINO EDIPO Uxoris frater mittitur  PASSIVO oraculum consulit, deo mittitur Creo; oraculum consulit, quid faciendum consulit.     QUID FACIENDUM CONSULIT Creo ne commoretur.  NE COMMORETUR CORO Vale, Creo! Audimus.  VALE Vale, Creo! Cito, cito. Audituri te salutant.  AUDITURI REGOLE:  SISTEMA DEI VERBI FORMAZIONE DEL PASSIVO GERUNDIO/GERUNDIVO/PERIFRASTICA PASSIVA NOI DOBBIAMO AMARE LA PATRIA. NOBIS PATRIA AMANDA EST IMPERATIVO NEGATIVO IMPERATIVO PARTICIPIO FUTURO/PERIFRASTICA ATTIVA INTERROGATIVE DIRETTE E INDIRETTE [rimando a NONNE] Nonn' erubescite, reges,  RICERCA SU NONNE : INTERROGATIVE clamare, ululare in aegra urbe domesticis al...

REGOLE PER REALIZZARE VERSIONE IN PROSA

 Effettuare la versione in prosa  di un testo richiede di trasformare un testo in versi in prosa, eliminando per cominciare la suddivisione in versi e scrivendo il testo senza soluzione di continuità [ricordate le versioni in prosa dalle traduzioni di Monti dell' Iliade   e dell' Odissea ]. Nella versione in prosa si mantengono i discorsi diretti (a differenza dei riassunti, in cui i discorsi diretti non sono ammessi) e anche il ricorso eventuale al pronome "io).  Tutte le parole poetiche, desuete, auliche vanno sostituite con parole di uso più corrente. I periodi vanno ricostruiti perché non di rado nei versi il poeta ricorre a strumenti retorici come l'inversione, l'iperbato, la prolessi, l'anafora, oppure riproduce modalità espressive proprie del latino. Occorre comunque badare a non rendere la versione in prosa un riassunto: il testo deve essere seguito come se si stesse traducendo (versione) da un linguaggio poetico a una prosastico (in prosa). 

NOTE AL II CANTO (LEZIONE DEL 15 NOVEMBRE)

    Vengono evocate quattro donne. La prima è Maria, quella che la teologia consacra come vergine madre, figlia del suo figlio. Madre e figlia al contempo di Dio, nella sua verginità. Con queste prerogative  Maria , sempre nella teologia cristiana, è  colei che intercede . Il nome teologico di questa funzione è  grazia preveniente : personificazione, se vogliamo tradurla in termini psicologici che  rendano il tema universale e laico, di una facoltà che tutti gli esseri umani possiedono, magari a livelli diversi di raffinamento, ovvero quella di anticipare l’esito di eventi, a partire da una certa disposizione dell’animo che si manifesta al loro prodursi. Maria chiede la collaborazione di  Lucia , una santa che l’agiografia medievale collega con la protezione della vista. e il nome teologico della funzione illuminante a lei associato è per l’appunto  grazia illuminante . Ma, a parte la terza donna, Rachele, che funge solo da comparsa per promuovere...