NOTE AL II CANTO (LEZIONE DEL 15 NOVEMBRE)
- Vengono evocate quattro donne. La prima è Maria, quella che la teologia consacra come vergine madre, figlia del suo figlio. Madre e figlia al contempo di Dio, nella sua verginità. Con queste prerogative Maria, sempre nella teologia cristiana, è colei che intercede. Il nome teologico di questa funzione è grazia preveniente: personificazione, se vogliamo tradurla in termini psicologici che rendano il tema universale e laico, di una facoltà che tutti gli esseri umani possiedono, magari a livelli diversi di raffinamento, ovvero quella di anticipare l’esito di eventi, a partire da una certa disposizione dell’animo che si manifesta al loro prodursi. Maria chiede la collaborazione di Lucia, una santa che l’agiografia medievale collega con la protezione della vista.e il nome teologico della funzione illuminante a lei associato è per l’appunto grazia illuminante. Ma, a parte la terza donna, Rachele, che funge solo da comparsa per promuovere l’inserimento di Beatrice, quest’ultima è ovviamente una trovata poetica di Dante, che la rende una figura teologica, precisamente quella della grazia cooperante, che agisce per promuovere la salvezza degli esseri umani.
- Lucia di Siracusa, vive tra il 283 e il 304. Martire cristiana, sarebbe morta durante la persecuzione voluta da Diocleziano. Le chiese cattolica e ortodossa ne rinnovano la memoria il 13 dicembre. In virtù dell'etimologia latina del nome, connesso con la luce, è invocata come protettrice della vista. Le sue spoglie sono custodite nel santuario di Lucia a Venezia, ma il luogo di culto principale è la chiesa di santa Lucia al sepolcro, a Siracusa.
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