PER PREPARARE IL TEMA DEL 3 FEBBRAIO
- Inchiesta pubblicata sul Corriere della sera del 25 gennaio (stralci)
- Articolo pubblicato su IlSole24ore (resoconto del rapporto Oxfam, visibile a questo link: https://www.oxfamitalia.org/wp-content/uploads/2022/01/Report_LA-PANDEMIA-DELLA-DISUGUAGLIANZA_digital2022_definitivo.pdf
Nei primi due anni di pandemia i 10 uomini più ricchi del mondo hanno più che raddoppiato i loro patrimoni, passati da 700 a 1.500 miliardi di dollari, al ritmo di 15.000 dollari al secondo, 1,3 miliardi di dollari al giorno. Nello stesso periodo 163 milioni di persone sono cadute in povertà a causa della pandemia. E’ quanto emerge rapporto di Oxfam ’La pandemia della disuguaglianza’ pubblicato oggi lunedì 17 gennaio. Parliamo di una elitè composta di oltre 2.600 super-ricchi, le cui fortune (ricchezza netta aggregata) sono aumentate dall’inizio dell’emergenza Covid19, di oltre a 5.000 miliardi di dollari in termini reali. Tutti i numeri del rapporto sono relativi ai primi 21 mesi di pandemia. Qui ne scegliamo cinque, quelli che ci hanno colpito di più
26 ore
Ogni quanto nasce un nuovo miliardario? Dall’inizio dell’emergenza Covid-19, ogni 26 ore un nuovo miliardario si è unito ad una élite composta da oltre 2.600 super-ricchi le cui fortune sono aumentate di ben 5 mila miliardi di dollari, in termini reali, tra marzo 2020 e novembre 2021.
3,1 mld
I più poveri nel mondo. Ad oggi questi 10 super-ricchi possiedono una ricchezza 6 volte maggiore dei 3,1 miliardi di persone più povere del mondo, ossia il 40% della popolazione mondiale. E se anche il valore delle loro fortune calasse del 99,993%, resterebbero comunque più ricchi di qualunque cittadino collocato tra il 99% più povero della popolazione mondiale.
+81,5 mld
Solo per Jeff Bezos, il numero uno di Amazon. Il fatturato di Amazon è decollato con il COvid-19, Oxfam calcola un “surplus patrimoniale” nei primi 21 mesi di pandemia di 81,5 miliardi di dollari, l’equivalente del costo stimato della vaccinazione (due dosi e booster) per l’intera popolazione mondiale.
-800 mld
I redditi persi dalle donne. La pandemia, poi, ha colpito più duramente le donne, che hanno perso 800 miliardi di dollari di redditi nel 2020. Tuttora, mentre l’occupazione maschile dà segnali di ripresa, si stimano per il 2021 13 milioni di donne occupate in meno rispetto al 2019.
414 anni
Quanto tempo per diventare poveri? Per spendere le proprie fortune al ritmo di 1 milione di dollari al giorno ciascuno, questi 10 ultra-miliardari necessiterebbero di 414 anni, scrivono gli analisti di Oxfam
Secondo Oxfam, i monopoli detenuti da Pfizer, BioNTech e Moderna hanno permesso di realizzare utili “per 1.000 dollari al secondo e creare cinque nuovi miliardari”. Al contempo “meno dell’1% dei loro vaccini ha raggiunto le persone nei Paesi a basso reddito”. La percentuale di persone con COVID-19 che muore a causa del virus nei Paesi in via di sviluppo – denuncia la Ong – è circa il doppio di quella dei Paesi ricchi, mentre ad oggi nei Paesi a basso reddito è stata vaccinata appena il 4,81% della popolazione.
- Le cinque domande inerenti a Céline
2) Il racconto è preceduto da una sorta di brevissima introduzione storica. Quale ne è il senso comunicativo?
3) Il racconto, in modo esplicito, tratta il tema del destino e della libertà degli esseri umani: identifica un passo attinente a questo tema, da commentare.
4) Ricostruisci i primi tasselli oggettivi della scoperta di Semmelweis.
5) A p. 51 (edizione Adelphi) si legge di un provvedimento assunto per diminuire i decessi delle puerpere che sortisce un fuorviante successo. Di che cosa si tratta e perché fuorviante?
- Dal mio commento al racconto di Melville riporto uno stralcio:
Articolo da Il Manifesto del 26/04/2018 di Giancarlo Visitilli*, Il bullismo rileva un fallimento educativo, culturale e politico.
È in atto una crisi culturale, un problema non solo italiano ma che riguarda la specie. È in corso, da decenni, una crisi pedagogica, di grande consistenza, che genera, ormai quotidianamente, atti di bullismo, da Lucca, Milano a Bari, passando per Velletri. Si tratta di una toponomastica che rileva un fallimento educativo, culturale, politico. Abbiamo fallito tutti, perché ognuno, in qualche misura è educatore. E se fallisce la famiglia, avviene quel processo, quasi naturale, dello scarica barile, che si ripercuote sulla scuola. Questa, che dovrebbe essere l’agenzia principe in cui imparare, piuttosto che «cose» (competenze) comportamenti, sapere e processi che derivano dalla poesia, dalla letteratura, dalla storia, dalle leggi fisiche e matematiche, quelle che ancora reggono in un loro sistema, invece, è stata depauperata e resa sterile.
TUTTO SEMBRA essere regolato dalle stesse leggi che Marchionne insegue per incrementare i suoi profitti. Siamo in un sistema scolastico funzionale, in cui anche io, docente, non sono altro che un perno che regge un sistema rotatorio con una sua funzione, utile a riprodurre un tot numero di diplomati, prodotti in serie. La scuola ha una sua funzione e di essa ci si serve sempre più per far funzionare il sistema, specie quando l’immissione in ruolo di migliaia di insegnanti ci si illude che possa servire ad oliare la macchina. Come fosse la mancanza di insegnanti il vero problema della scuola italiana.
NELLA SCUOLA pubblica non crede più nessuno, tantomeno chi sale sullo scranno e, a seconda del titolo di studio, posseduto o meno, si inventa delle (non) riforme, utili a rendere la scuola industria con padroni, controllori e controllati, numeri, che a loro volta devono rispondere a test cifrati. E se prima, almeno, la scuola era il luogo della conoscenza (gli ultimi dati rilevano una consistente ignoranza degli studenti italiani in diverse discipline, dal Nord al Sud), figurarsi se si può parlare ancora della scuola come il luogo dell’educazione alla sapienza, quella per cui avvertire quel senso di stupore e di meraviglia, che solo a scuola si può insegnare. E i bambini non spalancano più le loro bocche, perché non gli si insegna più storie utili a provocargli quel senso di bellezza e meraviglia. Gli adolescenti si annoiano e gli universitari abbandonano.
La vera riforma dovrebbe attuarsi cambiando i programmi, i contenuti, ponendo al centro dell’interesse più che come insegno, cosa offro. E non sono le Lim, le tante innovazioni tecnologiche, che hanno generato solo la «scuola dei senza…», a garantire il buon rendimento della scuola, altrimenti non avremmo un atto di bullismo ogni quattro giorni. Se tornassimo ad insegnare ai nostri figli, sin dall’età più piccola, lo stupore, eviteremmo di insegnare anche a loro, dalla scuola elementare, a rispondere a dei test con le crocette, deprivati di colore, privi di qualsiasi forma e di immaginazione. Numeri. E così fino all’Università, dove si devono superare test, piuttosto che esami in cui confrontarsi con altre teste. Tutto questo genera un clima di ostilità, di diffidenza e di sfiducia, sia in chi avrebbe la pretesa di educare, ma soprattutto nei bambini, nelle bambine e negli adolescenti.
I BULLI SONO lo specchio di un’educazione che evidentemente genera solo frustrazioni e disistima, che hanno sfogo nella violenza. se si lascia erodere la scuola, discreditandola, sia quando i nostri figli sono a casa ma soprattutto dando il cattivo esempio che proviene da qualsiasi politica in atto nel nostro paese, perché meravigliarsi del bullo di Lucca che minaccia il suo professore, intimandogli di mettere un sei sul registro? Dove sta l’arcano se un padre, in una scuola di Bari, prende a pugni l’insegnante di sua figlia per averle detto di rimanere al suo posto? Tutto ciò è normalità. fa parte dei comportamenti che i nostri figli guardano in tv, e non solo quando si tratta di uomini e donne fatti accomodare su troni per gente adirata, «per amore».
SI LITIGA A CASA, si fa a botte in strada e ci si ammazza per niente. La somma di questi comportamenti avviene con consuetudine anche nel nostro parlamento. Il nostro paese è diventato bullo. E se mancano le regole a casa, se si è impossibilitati ad insegnarle a scuola, non si usano più nella prassi politica di un Paese, dove andare a recuperare il senso di un vivere civile e democratico se non a scuola (starei per coniare un hashtag, #senonascuoladove)? Affrontare in tal modo la questione è come «quando cerchiamo di arrivare a discutere delle questioni fondamentali, prima o poi ci ritroviamo seduti intorno al letticciuolo di Socrate, nella prigione di Atene», come sosteneva un uomo, maestro, che nella scuola pubblica italiana ci credeva, Tullio De Mauro.
* Presidente e fondatore coop. soc. «i bambini di Truffaut»
- Le nuvole di Aristofane rappresentano anche, ma non solo, un conflitto generazionale. Cosa intendiamo con conflitto generazionale? Come si configura nella commedia e come lo troviamo trasposto eventualmente oggi?
- RICERCA EURISPES 2017 IL POTERE IN ITALIA, UNA GERONTOCRAZIA PER SOLI UOMINI
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