NUOVA FAVOLA DI FEDRO - compito per giovedì 10 febbraio (tipologia nuova di esercizio)

 III. Graculus superbus et pavo

Ne gloriari libeat alienis bonis,
suoque potius habitu vitam degere,
Aesopus nobis hoc exemplum prodidit.
Tumens inani graculus superbia
pinnas, pavoni quae deciderant, sustulit,
seque exornavit. Deinde, contemnens suos,
immiscet se ut pavonum formoso gregi; 
illi impudenti pinnas eripiunt avi,
fugantque rostris. Male mulcatus graculus
redire maerens coepit ad proprium genus,
a quo repulsus tristem sustinuit notam.
Tum quidam ex illis quos prius despexerat
'Contentus nostris si fuisses sedibus
et quod Natura dederat voluisses pati,
nec illam expertus esses contumeliam
nec hanc repulsam tua sentiret calamitas'.

Fornisco indicazioni per riuscire a tradurre questo testo. Sono analisi del testo sparse (NON NELL'ORDINE IN CUI SI TROVANO), che dovete ricondurre ai termini e ai costrutti a  cui si riferiscono e poi utilizzarle per TRADURRE DA SOLI. Come sempre effettuate  RIORDINO E LABOR LIMAE. 
1) Sono due congiuntivi piuccheperfetti, rispettivamente di SUM e di VOLO che costituiscono altrettante PROTASI di periodo ipotetico, la cui APODOSI è espressa al congiuntivo imperfetto di sum, unito al suo nome del predicato a costituire un predicato nominale, ed è poi coordinata (con una correlativa negativa) a un'altra apodosi sempre al congiuntivo imperfetto di SENTIO. In questo periodo è anche presente una relativa propria col verbo all'indicativo, introdotta da quod.
2) Si tratta di un predicato verbale al perfetto,  che nel paradigma presenta variazioni di tema, da TOLLO nel presente a SUBLATUM nel supino. 
3) Si tratta di una congiunzione finale negativa, che s'accompagna  in questo caso a un congiuntivo presente, anche se  nella sua principale c'è  un tempo storico, precisamente un perfetto.
4) Sono due participi presenti che si possono esplicitare ricorrendo a congiunzioni causali. 
5) Questa congiunzione, dai multipli usi (modale, temporale, finale, consecutivo), è qui utilizzata in  una delle sue valenze ma senza che sia espresso il verbo a cui collegarla, che è sottinteso.
6) In questo verso il sostantivo femminile che significa "uccello" è concordato con l'aggettivo dimostrativo ille  e con un aggettivo della II classe, derivato da un verbo, tutti al dativo. 
7) Due participi perfetti, corrispondenti l'uno al significato di malconcio  e l'altro di respinto delineano condizioni fisiche  e stato d'animo dell'animale protagonista di questa favola, la cui morale sembra invitare a non voler artificiosamente cambiare ciò che Natura dà a ciascuno come caratteristica immodificabile. 
8) Si tratta di un pronome indefinito che al genitivo si declina cuiusdam e significa un certo, uno. 
9) Unito o meno a -quam,  questo derivato della preposizione prae dà luogo a una congiunzione che significa in precedenza, prima

Si capisce bene da cosa sia dettata la morale proposta da Fedro in questa favola: è in armonia con lo spirito di qualcuno che, nella situazione sociale contingente si trovava da una parte ad assistere a incredibili ascese sociali, accrescimenti di ricchezze a danno di altri, dall'altra a subire forme di condizionamento anche pesanti, persino in termini di attività artistica. Fedro insiste, è indubbio, sulla vanità della cornacchia, che non potrà mai essere convincente nel suo bardarsi da pavone, ma mette di fronte il lettore a una punizione persino eccessiva nei suoi riguardi, rimarcata dal moralista che nella parte conclusiva della favola prende la parola per cacciare per sempre dal gruppo colei che aveva commesso questo errore. Si tratta, per la morale qui espressa, di accettarsi come si è, d'accordo, ma a volte accade che anche la natura ponga dei limiti che può essere importante, funzionale a sé e alla collettività, cercare di superare. 

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