POWER POINT ARIOSTO

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IL PERSONAGGIO DI BRADAMANTE 

Angelica, nella sua fuga dal vecchio Duca Namo di Baviera, incontra tre suoi pretendenti: Rinaldo, Ferraù e Sacripante. Il primo, che corre a piedi in cerca del suo cavallo Baiardo, la ama, ma ella lo odia, perciò Angelica fugge lasciando il suo cavallo a briglie sciolte, che la conduce addentrandosi ancor di più nel bosco, mentre Rinaldo decide di inseguirla. Ferraù, che Angelica incontra quando giunge alla riva di un fiume, l'ama a sua volta; egli è un guerriero saraceno, che, essendosi ritirato dalla battaglia in cerca d'acqua e di riposo, ha perso nel fiume l'elmo sottratto ad Argalia, fratello di Angelica. Proseguendo la sua fuga nella foresta, Angelica giunge in una radura, dove decide di riposare, finché improvvisamente arriva Sacripante, anch'egli innamorato della fanciulla e che si abbandona a un lamento disperato pensando che Angelica l'abbia tradito con Orlando. La giovane, che ha bisogno di un aiuto per tornare in Catai, decide di mostrarsi e di usare il suo fascino, riuscendo a convincerlo della sua verginità e ad accompagnarla. 

Canto I ottava 60 

Sacripante è determinato a tentare di sedurla, quando viene interrotto da un cavaliere vestito di bianco. Egli lo sfida a duello credendo di vincere facilmente, invece viene disarcionato e il suo cavallo ucciso. Questa è la prima apparizione nell'opera di Bradamante, la sorella di Rinaldo, che si rivela subito una guerriera valorosa, come dimostrerà successivamente in diverse occasioni. La sua apparizione improvvisa è seguita da quella del messaggero che la cerca, il quale rivela a Sacripante che a vincerlo in duello è stata una donna. Egli, nell'apprendere questo, per di più di fronte all'amata che ha assistito alla sconfitta, prova molta vergogna. 

Viene qui descritto l’aspetto fisico di Bradamante, che all’apparenza è quello di un uomo, successivamente vengono espresse le sue doti e il suo nome. Il colore bianco della sua armatura non è un dettaglio meramente decorativo, ma simboleggia la sua purezza. La cortesia di Bradamante è, infatti, del tutto senza compenso, tanto che la dama non si ferma per essere ringraziata, ma scappa, a differenza di Sacripante che cerca nell’azione un vantaggio personale. 

L’identità della donna si completa nelle ottave 31, 32 e 33 del canto II, dove viene detta figlia del Duca Amone e Beatrice (figlia del duca Namo di Baviera) e sorella di Rinaldo. Il suo obiettivo è ritrovare l’amato Ruggiero. In questo senso, vi è un’analogia tra i personaggi di Angelica e Bradamante, entrambe hanno lo scopo di recuperare qualcosa precedentemente in loro possesso, per Bradamante si tratta dell’amore di un uomo, mentre per Angelica della propria libertà, cioè la liberazione dalle troppe attenzioni rivolte a lei. 

Bradamante è un personaggio che compare anche nel poema cavalleresco Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo, dove giunge in difesa di Parigi e si scontra col comandante saraceno Rodomonte, re di Algeri. Durante lo scontro sopraggiunge Ruggiero che annuncia alla paladina la fuga dei cristiani e che Carlo Magno, re di Francia, è in pericolo. Dato che Rodomonte non consente a Bradamante di andare in soccorso del re, Ruggiero attacca il saraceno. In seguito si incontrano di nuovo, e Bradamante rivela a Ruggiero di essere la sorella di Rinaldo. I due si innamorano, ma sono costretti a dividersi a causa di un assalto da parte di soldati saraceni. Poi Bradamante viene informata da un eremita che Ruggiero è partito per la Francia e si fa tagliare i capelli da lui; la guerriera Fiordispina, vedendola dormire senza l’elmo, la crede un uomo e si innamora di lei, che decide di diventare il suo cavaliere in cambio del suo cavallo. 

Questa storia non conclusa, trova compimento nel XXV canto dell’Orlando Furioso, ma viene anticipata già nel XXII: Ruggero, in viaggio verso il monastero di Vallombrosa, incontra una vecchia serva che lo supplica di salvare il giovane amante della sua padrona, figlia di re Marsilio. Il paladino, giunto sul luogo dell’esecuzione, rimane spiacevolmente stupito, in quando crede di vedere sul patibolo la propria donna, catturata per aver provato a difendere il condannato. Questa somiglianza gli consente di riuscire nell’impresa. Lontano dal pericolo, il giovane salvato racconta la sua storia: egli è Ricciardetto, fratello gemello di Bradamante. La donna, dopo aver incontrato Fiordispina nel bosco, decide di trascorrere qualche giorno con lei, per poi tornare a Montalbano e raccontare la vicenda alla famiglia. A sentire il racconto, il fratello, che in precedenza aveva già visto la bella donna, approfitta della somiglianza con la gemella per prendere le sue armi, il suo cavallo e recarsi alla città di Fiordispina. Qui, vestito come sua sorella, viene accolto con gioia e in questo modo si atteggia fino all’arrivo della notte, quando inventa una bugia per spiegare il cambiamento a Fiordispina, la quale crede alla storia e accetta di verificare se il desiderio di obbedirle sia rimasto intatto, come Ricciardetto afferma. I due giovani trascorrono insieme le loro nottate per quasi un mese, fino al momento in cui vengono scoperti. Il fratello, dunque, è divento la copia maschile di Bradamante, consentendo di concludere con un lieto fine la vicenda di Fiordispina 

Bradamante compare nuovamente nel XXXII canto quando, nel viaggio verso Parigi, incontra Ullania, una bellissima donna, messaggera della regina dell’Islanda, accompagnata dai tre sovrani di Svezia, Norvegia e Gotia, in contrasto tra loro per la mano della donna. Ella, però, decide di voler aumentare il numero dei suoi pretendenti, facendo arrivare all’imperatore Carlo lo scudo magico che Ruggero gettò in un pozzo nel canto XXII, per disfarsi dell’arma che gli consentiva sì di vincere i duelli, ma con l’inganno. Bradamante vuole che esso venga consegnato al miglior cavaliere cristiano, che sarà coinvolto in uno scontro con i tre pretendenti, al fine di determinare chi sarà l’uomo degno di sposarla.  

Bradamante capisce fin da subito il rischio di questa offerta:  

Canto XXXII ottava 60 

Ella, assorta in questi pensieri, giunge così alla rocca di Tristano, dove chiunque uomo giunga deve conquistarsi il proprio alloggio attraverso un duello, al contrario se si tratta di una donna è la bellezza a essere discriminante. Bradamante vi arriva, si scontra con i tre re e li batte; una volta entrata e tolto l’elmo, supera in bellezza anche Ullania, che quindi, secondo le regole, non potrebbe passare la notte, ma la guerriera, con un abile discorso, riesce ad ottenere una camera per entrambe 

Canto XXXII ottava 107 

In questo episodio viene evidenziata la natura di donna e di guerriera di Bradamante.  

Nel canto XXXVII le due si rincontrano: mentre Marfisa, gemella di Ruggero, Ruggero e Bradamante cavalcano verso il campo cristiano, si imbattono in tre donne, tra cui una è Ullania, che piangono, si disperano e non osano alzarsi in quanto le loro vesti sono tagliate all’altezza della gonna. I tre cavalieri si fermano, è Bradamante a dimostrare maggior interesse e partecipazione alla sofferenza delle donne, infatti decide di intervenire chiedendo agli abitanti di un piccolo villaggio la ragione di ciò. Essi raccontano che lo spietato tiranno Marganorre ha perso entrambi i figli a causa della pazzia per amore e ora, che odia tutte le donne, vuole che esse vivano al confine dei suoi territori. Qualora vi siano straniere che transitano, esse devono essere umiliate con il taglio della gonna se sono sole o uccise se accompagnate da uomini, i quali vengono imprigionati. 

I tre si dirigono al castello di Manganorre, dove sfogano tutta la loro ira sul sovrano, in particolare risaltano le due donne. 

Canto XXXVII ottava 93 

Bradamante combatte contro la misoginia del tiranno, difendendo le donne come fece e farà nel resto dell’intera opera. L’equilibrio torna solo con la pubblicazione di una nuova legge che completa così il processo di difesa del genere femminile iniziato alla rocca di Tristano. Essa dice che a governare devono essere le donne, gli uomini dovranno essere sottomessi al fine di allontanare una volta per tutte il male e la pazzia da quei territori. Inoltre la regola, fatta incidere sulla stessa colonna su cui era precedentemente posta la legge misogina, è estesa anche ai forestieri, che sono tenuti a rendere omaggio alle signore residenti. 

Facendo un passo indietro, torno al canto XXXVI, dove è spiegato come è avvenuto l’incontro tra Bradamante e Marfisa. Ogni volta che Bradamante e Ruggero si ritrovano, succede sempre qualcosa per cui devono tornare a separarsi, in questo caso la causa è re Agramante, che ordina ai suoi cavalieri di riunirsi al campo saraceno in pericolo. Ruggiero desidera molto convertirsi al cristianesimo e sposarsi, ma prima vuole avere la coscienza a posto come militare maomettano, poiché potrebbe sembrare che cambi religione solo per sottrarsi al suo dovere. Scrive, dunque, una lettera a Bradamante, spiegandole la situazione, e parte per il campo saraceno. Ella è al castello di Montalbano che lo aspetta e, poiché conosce gli imprevisti della vita militare, non perde fiducia nel ritorno del suo amato. Giungono, però, all’orecchio di Bradamante diverse dicerie riguardo alla costante presenza di un’altra guerriera donna al fianco di Ruggero, la saracena Marfisa. Bradamante, in preda alla gelosia e alla disperazione, arriva al punto di rivolgere contro stessa la spada, ma l'Angelo custode le ferma la mano e la esorta a sfogare il suo risentimento combattendo contro il traditore Ruggiero e la rivale Marfisa. Si mette così in viaggio, durante il quale ha, come al solito, occasione di compiere diverse imprese, come quella di liberare Brandimarte, sposo di Fiordiligi, reso prigioniero da Rodomonte. Non portando a termine l’impresa, riesce però a liberare Frontino, il cavallo di Ruggero e prega Fiordiligi di restituirlo al suo padrone e anche di recapitargli un'anonima sfida a duello. Altri tre cavalieri si propongono di combattere contro l’anonimo uomo, ma nessuno ne esce vincitore, così egli esprime il suo desiderio di volersi battere contro Ruggero, ma Ferraù, che l’aveva riconosciuta, lo avverte sull’identità del cavaliere. Marfisa si mette in mezzo e le due iniziano a combattere, fino a quando dalla tomba, vicino alla quale stanno combattendo, si sente una voce confessare che Marfisa e Ruggero sono fratelli gemelli. 

Canto XXXVI ottava 59 

A parlare è il mago Atlante, lì sepolto. La gelosia di Bradamante è ora, dunque, immotivata. 

La vicenda dei due giovani, per quanto innamorati, è molto travagliata: Bradamante, eccetto gli episodi in cui combatte per difendere le donne, trascorre gran parte della storia a cercare Ruggero, ad affrontare magie per liberarlo e ad aspettare che torni; mentre il paladino saraceno segue ora il proprio dovere, cioè combattere nell’esercito di Agramante, ora il proprio desiderio, la cui destinataria non è sempre Bradamante, ma, ad esempio, nel VII canto è Alcina. In quel caso è Bradamante stessa a giustificare Ruggero, poiché corrotto con la magia. 

Bradamante sembra perdere il suo carattere da guerriera quando si parla di Ruggero. Infatti, quando entra in scena il paladino saraceno, ella si comporta come una donna innamorata, lasciandosi trascinare dai sentimenti. 

Bradamante è l’unico personaggio dell’Orlando Furioso a cui è concesso un così grande spazio per lamentarsi. Ariosto lascia la figlia di Amone nel pianto fino alla scena che precede le tanto desiderate nozze con Ruggero.  

Canto XLVI, ottave 65-66 

Già dal canto XLIV la dama è stata promessa in sposa a Leone, nipote dell’Imperatore Romano d’Oriente. Venuto a conoscenza di ciò, Ruggero si prepara per sfidarlo, perciò si reca presso Belgrado, dove si sta combattendo la guerra tra esercito imperiale ed esercito bulgaro, e fa sì che trionfino i bulgari. L’ammirazione di Leone è tale che lo riesce a liberare dalla prigione nemica in cui è stato rinchiuso in attesa dell’esecuzione; riconoscente, Ruggiero gli offre la vita e Leone gli chiede, allora, di combattere in sua vece nel duello per la mano di Bradamante.  

Quando lo scontro inizia, l’armatura nasconde l’identità di Ruggero, pertanto l’eroina non sa che sta combattendo contro il suo amato, che, dal canto suo, cerca di difendersi e colpire solo dove non può farle del male.  

Canto 45 ottava 80 

Bradamante, che ha fatto moltissimo per trovare il suo amato, proprio nel momento in cui lo ha sotto gli occhi non lo riconosce e non si pone alcuna domanda su chi ci sia realmente sotto quell’armatura.  

Essendo i due pari nella forza e nella destrezza, Carlo li dichiara degni l’uno dell’altra e pone fine al duello. Ruggero fugge, si congeda da Leone e si lascia condurre da Frontino nella foresta, dove si lamenta per l’amore perduto, con l’intenzione di lasciarsi morire. Chiede a Marfisa di dirigersi dall’imperatore al fine di comunicare che l’amato ha probabilmente trovato qualche impedimento lungo il cammino, il che giustificherebbe la sua assenza al duello. Ella, inoltre, ricorda a tutta la corte che i due giovani si erano scambiati una promessa di matrimonio e propone che Leone si scontri direttamente con il fratello. La fata Melissa, però, aiuta Leone a comprendere e risolvere la questione con l’amico, rinunciando alla mano di Bradamante 

Nel frattempo, sono giunti a Parigi alcuni ambasciatori bulgari per offrire a Ruggero la corona del loro regno, risolvendo così anche la questione della ricchezza che affliggeva i genitori della fanciulla. Possono, dunque, essere celebrate le nozze, connesse ai festeggiamenti per la vittoria della guerra. 

I celebramenti vengono, però, interrotti dall’arrivo di Rodomonte, che intende punire Ruggero per il suo tradimento della fede mussulmana e dell’esercito saraceno.  

Canto 46 ottave 101 e 102 

Egli accetta il duello, reputando le accuse infondate. Tra il pubblico che assiste allo scontro, l’unica figura ad essere delineata è Bradamante, la cui preoccupazione dà al cavaliere la forza per battersi. 

Bradamante si è innamorata, lamentata, sposata e ora si preoccupa per l’amato in modo da rendere completa anche la sua dimensione femminile. 

Purtroppo, dopo solo sette anni dal battesimo Ruggero sarà ucciso dai Maganzesi, per vendicare le morti di Pinabello e Bertolagi, e sepolto nello stesso luogo del delitto. Sarà egli stesso ad indicare il luogo esatto della sepoltura, apparendo in sogno alla moglie gravida, che attuerà la giusta e terribile vendetta. 

Nel 12 canto si vede Orlando alle prese di un’affannosa ricerca della sua amata, dalla Germania alla Libia, dall’Italia alla Spagna, in ogni dove. E proprio dopo questo movimentato inseguimento per fiumi, pianure e monti, sente una voce, esattamente come quella di Angelica, che viene trascinata via da un cavaliere e grida, domandante aiuto. Quindi Orlando, vedendo il viso disperato della sua tanto bramata fanciulla, si affretta ad inseguire il rapitore.

Slide) I tre passano velocemente attraverso i boschi finché giungono in un prato nel mezzo del quale si trova un castello di marmo. Vedendo colui che inseguiva entrare nella struttura, il nostro paladino gli va dietro, varcando il meraviglioso e dorato portone della felicità.

Arriva così all’interno del celebre castello incantato del mago Atlante, a cui vengono dedicati due canti dell’opera.

11) Non appena varca la soglia Orlando perde totalmente traccia del rapitore e della fanciulla bisognosa di aiuto e si trova immerso nella magia di Atlante. Inizia a vagabondare senza senso attraverso stanze e scale, imbattendosi anche in Ferraù, Brandimarte, il re Gradasso, il re Sacripante e molti altri cavalieri. Tutti quanti affermavano che il mago avesse rubato loro qualcosa. Alcuni, proprio come Orlando, avevano seguito qualcuno all’interno dell’edificio, dove poi erano rimasti intrappolati nell’inganno.

12) E quindi sono tutti presi dalla loro continua ricerca, chi di un cavallo, chi di una dama, chi delle più svariate cose, senza sapere però che nel palazzo non c’è ombra di quello che desiderano, ci sono solo cercatori, al continuo inseguimento del nulla più assoluto.

Ed è proprio questo ciò in cui consiste la magia. È una gabbia, piuttosto che fisica, mentale, i cui prigionieri costruiscono da soli la loro eterna condanna. E qua potrebbe iniziare subdolamente ad instaurarsi nella mente del lettore un dubbio. Sorge la vaga ipotesi che forse coloro che sono stati incastrati nel trucco di magia, in fondo non abbiano la volontà di andarsene. Ci si domanda fino a quale punto si spinga l’incantesimo, e dove invece questo sfumi, lasciando spazio all’indole umana. I cavalieri si sforzano e patiscono, vagano per ore senza raggiungere il più minimo

risultato, eppure nessuno di loro sembra davvero intenzionato a porre fine alla tortura. A prendere nuovamente in mano la propria vita, riacquistare la libertà, uscire di lì e trovare un vero obiettivo da seguire. Si crogiolano in questa versione più colorita della realtà, in cui anche il più irrealizzabile dei sogni è proprio lì, dietro l’angolo, ad aspettare di essere raggiunto.

Calvino) E non è facile biasimare coloro che scelgono di giacere in questa prigionia. Alla fine in loro prevale l’agio dell’atto di racchiudersi all’interno della propria testa, nella monotonia del proprio pensiero. Perché seguire fino allo sfinimento un’idea irraggiungibile può sicuramente essere distruttivo, ma bisogna ammettere che illudersi e manipolarsi, e voltare le spalle a tutto ciò che c’è là fuori può avere la sua comodità. Di certo i cavalieri nella rete non dovranno mai scontrarsi con imprevisti, e stravolgimenti di piani; e avranno la possibilità di immergersi nel conforto della routine, fino a soffocarvisi.

14) Anche quando Orlando esce dall’edificio, e sembra un passo più vicino alla fuga dalla prigionia, ecco subito che sente nuovamente la voce della fanciulla, l’oggetto del suo desiderio, che lo chiama. E allora si fionda dietro a questa sirena incantatrice.

16) Si riaccende in lui la passione che lo fa schiantare per una volta ancora nel suo vano inseguimento. Passa più e più volte per le medesime stanze e anche quando è stanco la speranza continua ad ardere nel profondo suo, guidandolo attraverso le fatiche. Intanto la voce della sua amata sembra sempre essere in un posto diverso da quello in cui è lui. Talvolta è a destra, talvolta è a sinistra, spesso è molto molto vicina, però non è mai lì.

20) Ciò che succede ad Orlando sembra ripetersi con Ruggiero; anch’egli vede un rapitore che porta una fanciulla spaventata, stavolta però lei è nient’altri che Bradamante. Allora il cavaliere segue il sequestratore nel castello e anch’egli si perde.

L’incanto prodotto dal mago aveva come scopo principale proprio di trattenere Ruggero, che era stato cresciuto dallo stesso Atlante, al fine di

proteggerlo, facendo in modo che non combattesse e quindi che non andasse incontro al suo triste destino, perdendo la vita in battaglia. Anche tutti gli altri cavalieri si trovano lì proprio affinché non uccidano Ruggero.

Quindi, ritornando ai personaggi nel palazzo, nell’ottava numero 20 viene esplicato che, appunto, tutti coloro che erano stati catturati, erano alla continua ricerca del loro esatto oggetto dei desideri. E in questo loro eterno struggimento dietro a qualcosa che non trovano, perdono vero e proprio contatto con la realtà. Alle radici di ciò che vogliono raggiungere, piuttosto che praticità e realismo, c’è una buona dose di immaginazione.

Slide) Spesso gli esseri umani compiono questo errore di confondere la volontà di raggiungere un obiettivo, con la volontà di avere un obiettivo da raggiungere. Il termine “desiderio” ha un’etimologia in lingua latina, che proviene da de+sidera, letteralmente la lontananza dalle stelle. Questo perché i desideri perdono il loro senso stesso quando riescono ad essere raggiunti, lasciando spesso una sensazione di vuoto.

Basti pensare ad Orlando, che per la donna di cui è innamorato vaga per regioni e valli, stati e continenti, supera prove di ogni tipo, guidato solo da un’immagine precisa che ha di lei nella sua testa. E tutte le aspettative che nascono dietro il raggiungimento del desiderio, vanno in frantumi non appena lui capisce che le cose non erano veramente come lui le pensava. Quando apprende della storia tra Angelica e Medoro, letteralmente esce di senno, perché scopre che tutto ciò per il quale ha patito e dietro al quale ha trascorso il suo tempo, non era altro che finzione.

L’immagine è un’opera appunto di Escher, chiamata “la relatività”. Raffigura scale che salgono, scendono, piani dritti e inclinati; non c’è un percorso. Qua ci si perde e si sbaglia strada continuamente.

La realtà che rappresenta non segue leggi fisiche, è solo un’illusione che ha un aspetto in base al punto da cui la guardi. Infatti l’artista vuole appunto trasmettere l’idea di uno spazio in cui è difficile restare lucidi, e non si possono distinguere realtà e finzione.

32) Addirittura, l’ambiente in cui si trovano è così stregato che smettono di rendersi conto di tutto ciò che li circonda. Quasi come se ogni singola cosa, escluso quel preciso obiettivo, sfumasse e si perdesse completamente. La notte e il giorno non sono ben distinti. I cavalieri non si spogliano mai della pesante armatura, sono in un infinito vortice di lavoro, ricerca, fatica….e ancora lavoro, ricerca, fatica….speranza.

12/16) speranza però che (riprendo le ottave 12 e 16) perde la sua connotazione positiva; cessa di essere un’amichevole compagna che sprona ed esorta, e si tramuta in un capo severo ed incontentabile, che priva le sue vittime di sonno, libertà, riposo fisico ma soprattutto mentale. Lascia i prigionieri in una continua situazione di tensione. Quando camminano pensavo a quanto concupiscono, quando mangiano pensano a quanto concupiscono, persino quando dormono pensano a quanto concupiscono, senza la possibilità di staccarsi mai, condannati ad inseguire qualcosa che non riusciranno mai a raggiungere.

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