OVIDIO - compito per il 29 marzo - testo con traduzione per interlineare

Libro XI - La morte di Orfeo

 Carmine dum tali silvas animosque ferarum

Threicius vates et saxa sequentia ducit,
ecce nurus Ciconum tectae lymphata ferinis
pectora velleribus tumuli de vertice cernunt
Orphea percussis sociantem carmina nervis.               5
e quibus una leves iactato crine per auras,
'en,' ait 'en, hic est nostri contemptor!' et hastam
vatis Apollinei vocalia misit in ora,
quae foliis praesuta notam sine vulnere fecit;
alterius telum lapis est, qui missus in ipso               10
aere concentu victus vocisque lyraeque est
ac veluti supplex pro tam furialibus ausis
ante pedes iacuit. sed enim temeraria crescunt
bella modusque abiit insanaque regnat Erinys; [...]

Libro Undicesimo

Mentre con questo canto il poeta di Tracia ammaliava le selve,

l'animo delle fiere, e a sé attirava le pietre,

ecco che le donne dei Cìconi in delirio, col petto coperto

di pelli selvatiche, scorgono Orfeo, dall'alto di un colle,

che accompagnava il suo canto col suono delle corde.

E una di loro, scuotendo i capelli alla brezza leggera,

gridò: "Eccolo, eccolo, colui che ci disprezza!" e scagliò il tirso

contro la bocca melodiosa del cantore di Apollo, ma il tirso,

fasciato di frasche, gli fece appena un livido, senza ferirlo.

Un'altra lancia una pietra, ma questa, mentre ancora vola,

è vinta dall'armonia della voce e della lira,

e gli cade davanti ai piedi, quasi a implorare perdono

per quel suo forsennato ardire. Ma ormai la guerra si fa furibonda,

divampa sfrenata e su tutto regna una furia insensata. [...]


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