REGOLE BASILARI PER UTILIZZARE LA PUNTEGGIATURA

      Il PUNTO  (anticamente punto fermo) si usa per indicare una PAUSA FORTE che segnali un cambio di argomento o l'aggiunta di informazioni di altro tipo sullo stesso argomento. Si mette in fine di frase o periodo e, se indica uno stacco netto con la frase successiva, dopo il punto si va a capo ( così si determina un PARAGRAFO)
Il punto è impiegato anche alla fine delle abbreviazioni (ing., dott.) ed eventualmente al centro di parole contratte (f.lli, gent.mo), ricordando che in una frase che si concluda con una parola abbreviata non si ripete il punto. 

La  VIRGOLA indica una PAUSA BREVE  ed è un  segno molto versatile.  Si può usare negli elenchi di nomi o aggettivi, negli incisi (si può omettere, ma se si decide di usarla va sia prima sia dopo l'inciso); dopo un'apposizione o un vocativo e anche prima di quest'ultimo se non è in apertura di frase. Nel periodo si usa per segnalare frasi coordinate per asindeto, per separare dalla principale frasi coordinate introdotte da anzi, ma, però, tuttavia e diverse subordinate (relative esplicative, temporali, concessive, ipotetiche, non le completive e le interrogative indirette).
1) Un periodo composto da reggente, coordinata con però, subordinata interrogativa indiretta. 

Giuseppe mi ha invitato a casa sua,  però mi ha domandato se potessi raggiungerlo prima in ufficio. 

 Le frasi relative cambiano valore (e senso) a seconda che siano separate o meno con una virgola dalla reggente
ESEMPIO
gli uomini che credevano in lui lo seguirono cioè 'lo seguirono solo quelli che credevano in lui' è una relativa limitativa; gli uomini, che credevano in lui, lo seguirono, ovvero 'lo seguirono tutti gli uomini perché credevano in lui', è una relativa esplicativa.

La virgola non si mette tra soggetto e verbo; tra verbo e complemento oggetto; tra il verbo essere e l'aggettivo o il nome che lo accompagni nel predicato nominale; tra un nome e il suo aggettivo.

Il  PUNTO E VIRGOLA segnala una PAUSA INTERMEDIA  tra il punto e la virgola e il suo uso spesso dipende da una scelta stilistica personale. Si adopera soprattutto fra proposizioni coordinate complesse e fra enumerazioni complesse e serve a indicare un'interruzione sul piano formale ma non sul piano dei contenuti («il capo gli si intorbidò di stanchezza, di sonno; e rimise la decisione all'indomani mattina», A. Fogazzaro, Piccolo mondo moderno).

I DUE PUNTI avvertono che ciò CHE SEGUE, CHIARISCE, DIMOSTRA o ILLUSTRA  quanto è stato detto prima:  introduce la conseguenza logica o l'effetto di un fatto già illustrato OPPURE  esplicita  i rapporti di un insieme o PRESENTA  una frase con valore di apposizione rispetto alla precedente  O  SEGMENTA introducendo un discorso diretto in combinazione con virgolette e trattini. I due punti introducono anche un DISCORSO DIRETTO  (prima di virgolette o lineetta) o un elenco.


Il  PUNTO INTERROGATIVO si usa alla fine delle interrogative dirette, segnala pausa lunga e l'andamento intonativo ascendente della frase.

Il PUNTO ESCLAMATIVO (affettuoso, patetico, degli affetti, ammirativo) è impiegato dopo le interiezioni e alla fine di frasi che esprimono stupore, meraviglia o sorpresa; segnala una pausa lunga e l'andamento discendente della frase.
I punti esclamativo e interrogativo possono essere usati insieme, soprattutto in testi costruiti su un registro brillante, nei fumetti o nella pubblicità.

I PUNTINI DI SOSPENSIONE si usano sempre nel numero di TRE, per indicare la sospensione del discorso, quindi una pausa più lunga del punto. In filologia, i puntini, posti fra parentesi quadre, servono a segnalare l'OMISSIONE  DI LETTERE, PAROLE o FRASI di un testo riportato ).

Il TRATTINO  può essere di due tipi: lungo  al posto delle virgolette dopo i due punti per introdurre un discorso diretto o, in alternativa a virgole e parentesi tonde,  in un inciso; breve serve invece a segnalare un legame tra parole o parti di parole e compare infatti per segnalare che una parola si spezza per andare a capo, per una relazione tra due termini (il legame A-B), per unire una coppia di aggettivi (un trattato politico-commerciale), di sostantivi (la legge-truffa), di nomi propri (l'asse Roma-Berlino), con prefissi o prefissoidi, se sono composti occasionali (per cui il fronte anti-globalizzazione ma l'antifascismo) e infine in parole composte (moto-raduno, socio-linguistica) in cui tendono a prevalere, però, le grafie unite.

La SBARRETTA  serve a indicare l'alternativa tra due possibilità (scelga il mare e/o la montagna) e nelle date è usata al posto del trattino.

L'ASTERISCO si usa per un'omissione (nel numero di tre consecutivi: non voglio parlare di quel ***) o in linguistica per segnalare che la parola o la frase non è grammaticalmente corretta o è una forma ricostruita teoricamente ma non attestata.

Le VIRGOLETTE  possono essere alte (" "), basse o sergenti (« »), semplici o apici (' '). Alte e basse si usano indifferentemente per circoscrivere un discorso diretto o per le citazioni. Possono anche essere usate per prendere le distanze dalle parole che si stanno usando (nel parlato si dice infatti «tra virgolette», ANCHE SE EVITEREI IL GESTO CORRISPETTIVO). Possono essere sostituite spesso con il corsivo, che si usa per parole straniere o dialettali usate in un testo italiano e in citazioni brevi. Le virgolette semplici si adoperano più raramente soprattutto per indicare il significato di una parola o di una frase. In generale, sulla stampa la scelta delle virgolette è fortemente determinata dalle singole regole editoriali.

Le PARENTESI TONDE  si usano per gli incisi, in alternativa a  virgole e trattino lungo. Le parentesi quadre servono, ma assai raramente, per segnalare un inciso dentro un altro inciso composto con tonde (quindi al contrario di quanto avviene in matematica le parentesi quadre sono dentro le tonde) oppure racchiudono tre puntini di sospensione per segnalare, come già detto, un'omissione.


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