COMMENTO DELLA GIACCA STREGATA E RIFLESSIONE

COMMENTO LETTERARIO
Il racconto di Buzzati La giacca stregata fa parte della raccolta La boutique del mistero, pubblicata dall'Autore nel 1968. L'ambientazione complessiva è realistica e contemporanea: il protagonista è un uomo che vive a Milano, città dove è ambientata la festa durante la quale compie un incontro fatale, svolge un mestiere che gli procura da vivere e, nel seguito della vicenda, può permettersi di acquistare beni che rientrano nella nostra esperienza di contemporanei (ville variamente dislocate, automobili); infine, tutti gli eventi che si verificano e determinano una conclusiva presa di coscienza del protagonista rispetto a quello che sta facendo, appartengono alla cronaca dei nostri tempi.  All'interno di questa ambientazione, però, l'Autore immette elementi tipicamente fantastici: un personaggio, il sarto Corticella, che rappresenta un emisssario del diavolo o il diavolo in persona, e un oggetto, la giacca stregata, che fin da questa denominazione svela la sua appartenenza alla dimensione fantastica. Entrambe le componenti fantastiche citate sono a loro volta connesse con avvenimenti che sfidano le leggi della realtà: la giacca possiede la "virtù" di produrre banconote nella tasca e il sarto, a un certo punto scomparso,  probabilmente  si manifesta nella conclusione del  racconto sotto forma di voce che proferisce una frase minacciosa,  "Troppo tardi, troppo tardi!", quando il protagonista decide di ravvedersi e dare fuoco al mefistofelico oggetto.
La narrazione è condotta in modo da mettere in evidenza quali siano gli sviluppi psicologici dell'evento meraviglioso in cui incorre il narratore interno e la scelta di renderlo tale è funzionale a un  crescendo di pathos man mano che gli eventi si susseguono. Il protagonista, ad esempio, evoca un sentimento di disagio provato  precocemente rispetto al manifestarsi degli eventi più sconvolgenti, in occasione del suo primo incontro con Alfonso Corticella. Coglie, nel suo modo di fare, qualcosa di eccessivo, di abnorme, che sembra già alludere alla natura demoniaca del personaggio. Si alternano sapientemente, nella narrazione, momenti in cui tutto sembra rientrare nella normalità (la giacca è oggettivamente bellissima per taglio e fattura, ad esempio) e momenti in cui si precipita insieme al protagonista nell'oscuro vortice di un  meraviglioso inquietante. Il ritrovamento non della prima, ma della seconda banconota, appartiene al novero di questi. Se infatti la presenza della prima poteva essere razionalmente giustificata, di fronte alla comparsa di una seconda la razionalità vacilla e soccombe. Il protagonista, nella sua veste di narratore interno, documenta appunto  con precisione alcuni stati d'animo iniziali, fra i quali compare anche il rimorso per quanto si verifica puntualmente, come si trattasse di un causa-effetto, ogni volta che nella sua giacca si materializzano cumuli di danaro. Prevale poi l'attrazione esercitata dal lusso sfrenato, che si concede a dispetto della consapevolezza di cui si è detto e trovando anche il modo per quietare la propria coscienza ascoltando la voce irridente della ragione, incline a negare la possibilità che eventi del genere si verifichino davvero. In un crescendo di turbamento, però, il protagonista arriva alla determinazione di distruggere la giacca, consapevole che darla alle fiamme sia l'unico mondo per estinguere la maledizione ch'essa porta con sé. A rimarcare la componente meravigliosa, in questa occasione, tutto il suo patrimonio va in fumo contestualmente alla scomparsa del fatale oggetto. Nella conclusione il racconto documenta la stentata ripresa di una vita di sopravvivenza da parte del protagonista, che deve risolversi a lavorare per guadagnare il minimo indispensabile.

RIFLESSIONE 
LA MOLTIPLICAZIONE DELLE GIACCHE STREGATE

A livello metaforico il racconto di Buzzati si presta a molte interpretazioni. Da una parte rappresenta la ripresa di un antico, e topico,  motivo fiabesco, variamente declinato nel tempo: quello dell'oggetto magico che produce beni materiali, oro o, come in questo caso, danaro. Nella tradizione fiabesca (documentata dalle Fiabe italiane di Calvino, per esempio) accanto agli oggetti (tovaglie, tavole, bambole) compaiono anche  animali (asini, galline) che possono variamente produrre, nei modi immaginabili, ricchezze in luogo di escrementi o uova. Anche nella tradizione dei racconti meravigliosi si trovano oggetti siffatti: basti pensare alla borsa di Fortunato o alla virtù di ottenere liberamente guadagni concessa a chiunque si disponga a barattare col diavolo la propria anima o, variante di essa, la propria ombra. La ricchezza è in effetti uno dei più tipici oggetti di desiderio del genere umano e per questo motivo si ritrova spesso all'interno dei racconti mitici e fiabeschi come motivo conduttore di vicende esistenziali dal valore simbolico. Di solito quello che sembra essere uno straordinario beneficio, si converte in uno svantaggio per il soggetto, che spesso culmina con la prevista perdita dell'anima, anche se qualche volta il tema viene declinato in maniera comica e il posssessore dello strumento magico deve semplicemente badare a non farsi notare da nessuno mentre se ne serve per migliorare le proprie condizioni esistenziali.
Di là dal fatto che Buzzati riprenda quindi un tema noto e ampiamente sfruttato in questo suo racconto, si può praticare una lettura simbolica del testo adattata ai tempi in cui è stato scritto e anche a ai nostri, di poco posteriori. La trovata che attiene al meraviglioso, infatti, può ben essere anche riferita a un ambito dell'economia di sicuro noto, nel suo insieme e nella sua generalità, ma ritenuto e suggestivamente presentato come molto complesso: l'ambito dell'alta finanza, della borsa e dell'investimento azionario. L'analogia che potrebbe essere sottesa al racconto è la seguente: nella narrazione viene al contempo suggerito e negato un causa-effetto fra il ritrovamento di denaro e eventi luttuosi, sanguinosi, nefasti che avvengono nel mondo. A suggerirlo è la coscienza del narratore medesimo, a negarlo la razionalità, che infatti deve essere sostituita da una fede nel meraviglioso che trova la sua conferma nell'epilogo (la scomparsa di tutti i beni acquistati col denaro stregato a seguito del rogo della giacca). Analogamente nel mondo degli investimenti può accadere che a un  imponente guadagno da parte di qualcuno sia riconnettibile una cospicua perdita, o addirittura la rovina, per qualcun altro: senza contare che i soggetti coinvolti, tanto nel guadagno quanto nella perdita, possono essere molto numerosi. Il causa-effetto non è tuttavia "razionalmente dimostrabile", anche se nel caso  della finanza non ricorriamo certo alla categoria del meraviglioso per darci ragione di determinati eventi. A soccorre chi avesse desiderio di indagare  potrebbe essere uno studio approfondito di meccanismi, pur sempre di causa-effetto, che agiscono su piani diversi e intrecciati fra loro: la politica, o meglio, la geopolitica, e un'economia guidata da algoritmi studiati a tavolino da fisici e matematici. I cosiddetti flash crash, per esempio, rovinosi per parecchie persone, risultano per altri (e non di rado  si ritiene siano provocati) estremamente remunerativi.
Si può insomma concludere  che, senza diavoli di mezzo, il numero di giacche stregate in circolazione sia oggi molto elevato, senza che si verifichino più di tanti fenomeni di risveglio della coscienza che inducano qualcuno a prendere la strada delle montagne per dare fuoco al proprio oggetto magico...

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