COMPITO DA INVIARE MERCOLEDI' 15 APRILE VIA MAIL
I PARTE
Versione in prosa dalla traduzione dell'Iliade di Vincenzo Monti, libro VI, versi 150 e e sgg. corrispondenti alla prima parte di Glauco e Diomede sul nostro libro di testo p. 148 e sgg. (leggere prima introduzione e percorsi di lettura, poi effettuare la versione in prosa SOLO SUL TESTO DI MONTI e utilizzando il dizionario Treccani.it e quello dell'Accademia della Crusca)
Di duellar bramosi allor nel mezzo150
Dell’un campo e dell’altro appresentârsi
Glauco, prole d’Ippoloco, e il Tidíde.
Come al tratto dell’armi ambo fur giunti,
Primo il Tidíde favellò: Guerriero,
Chi se’ tu? Non ti vidi unqua ne’ campi155
Della gloria finor. Ma tu d’ardire
Ogni altro avanzi se aspettar non temi
La mia lancia. È figliuol d’un infelice
Chi fassi incontro al mio valor. Se poi
Tu se’ qualche Immortal, non io per certo160
Co’ numi pugnerò; chè lunghi giorni
Nè pur non visse di Drïante il forte
Figlio Licurgo che agli Dei fe’ guerra.
Su pel sacro Nisseio egli di Bacco
Le nudrici inseguía. Dal rio percosse165
Con pungolo crudel gittaro i tirsi
Tutte insieme, e fuggîr: fuggì lo stesso
Bacco, e nel mar s’ascose, ove del fero
Minacciar di Licurgo paventoso
Teti l’accolse. Ma sdegnârsi i numi170
Con quel superbo. Della luce il caro
Raggio gli tolse di Saturno il figlio,
E detestato dagli Eterni tutti
Breve vita egli visse. All’armi io dunque
Non verrò con gli Dei. Ma se terreno175
Cibo ti nutre, accóstati; e più presto
Qui della morte toccherai le mete.
E d’Ippoloco a lui l’inclito figlio:
Magnanimo Tidíde, a che dimandi
Il mio lignaggio? Quale delle foglie,180
Tale è la stirpe degli umani. Il vento
Dell’un campo e dell’altro appresentârsi
Glauco, prole d’Ippoloco, e il Tidíde.
Come al tratto dell’armi ambo fur giunti,
Primo il Tidíde favellò: Guerriero,
Chi se’ tu? Non ti vidi unqua ne’ campi155
Della gloria finor. Ma tu d’ardire
Ogni altro avanzi se aspettar non temi
La mia lancia. È figliuol d’un infelice
Chi fassi incontro al mio valor. Se poi
Tu se’ qualche Immortal, non io per certo160
Co’ numi pugnerò; chè lunghi giorni
Nè pur non visse di Drïante il forte
Figlio Licurgo che agli Dei fe’ guerra.
Su pel sacro Nisseio egli di Bacco
Le nudrici inseguía. Dal rio percosse165
Con pungolo crudel gittaro i tirsi
Tutte insieme, e fuggîr: fuggì lo stesso
Bacco, e nel mar s’ascose, ove del fero
Minacciar di Licurgo paventoso
Teti l’accolse. Ma sdegnârsi i numi170
Con quel superbo. Della luce il caro
Raggio gli tolse di Saturno il figlio,
E detestato dagli Eterni tutti
Breve vita egli visse. All’armi io dunque
Non verrò con gli Dei. Ma se terreno175
Cibo ti nutre, accóstati; e più presto
Qui della morte toccherai le mete.
E d’Ippoloco a lui l’inclito figlio:
Magnanimo Tidíde, a che dimandi
Il mio lignaggio? Quale delle foglie,180
Tale è la stirpe degli umani. Il vento
Brumal le sparge a terra, e le ricrea
La germogliante selva a primavera.
Così l’uom nasce, così muor. Ma s’oltre
Brami saper di mia prosapia, a molti185
Ben manifesta, ti farò contento.
La germogliante selva a primavera.
Così l’uom nasce, così muor. Ma s’oltre
Brami saper di mia prosapia, a molti185
Ben manifesta, ti farò contento.
II PARTE
- Riassumere il racconto della Boutique del mistero di Dino Buzzati intitolato I topi in 300 parole.
- Concepire un'analisi del racconto all'interno della quale trovino posto precise caratterizzazioni dei personaggi (topi compresi) e un'interpretazione in chiave metaforica degli eventi narrati.
- Scegliere un altro racconto della raccolta e scriverne una breve presentazione che possa stimolare alla lettura, inducendo alla curiosità nei suoi riguardi.
Commenti
Posta un commento