LEZIONE DI GIOVEDI' 25 - materiale
Il maiale che vuole essere mangiato, titolo di uno degli esperimenti mentali Julian Baggini del quale ci siamo occupati nell'ultima lezione, solleva diversi temi. Uno fra questi è il tema dell'assunzione di responsabilità. Qualunque atto si compia nella vita, anche a volte quelli che tendiamo a considerare banali in quanto ripetuti quotidianamente, implica un'assunzione di responsabilità. A questo si associa la necessità di riflettere prima di agire, dato che le nostre azioni possono avere notevoli e profonde conseguenze per noi e per gli altri. Perché il nostro agire non sia improvvisato occorre, abbiamo convenuto durante la nostra discussione, avere un sistema di riferimento morale e la capacità/volontà di metterlo in discussione continuamente. Questo può metterci al riparo da comportamenti convenzionali o irriflessivi, forse due opposti dai quali conviene rifuggire.
L'episodio ricostruito nell'esperimento mentale, tratto da un testo di fantascienza, Ristorante al termine dell'universo di Douglas Adams, a questo fa riferimento, con la sua ipotesi di un pasto offerto a un convinto vegetariano consistente in pollo decerebrato e maiale geneticamente modificato in modo da renderlo desideroso di essere mangiato. Si tratta di decidere, assumendosi quindi la responsabilità individuale che questo comporta, se nutrirsi di carne animale in aperta contraddizione a propri principi (il vegetarianesimo, in questo caso) per via di una deroga connessa con le caratteristiche peculiari di questa carne, o rimanere fedeli alla propria originaria scelta. Decidere una condotta morale insomma, ragionando su una circostanza non solo in base a proprie strutture di pensiero e di giudizio, ma anche tenendo conto di nuove circostanze poste dalla situazione precisa.
Abbiamo riflettuto noi e vi ho anche letto la riflessione di Baggini in merito. Ora aggiungo, per riprendere il filo delle nostre considerazioni, questo altro esperimento mentale, che Baggini collega al precedente. Leggetelo attentamente, in modo da ragionare insieme durante la lezione come l'ultima volta, ma già predisponendovi all'esercizio.
Stufato per cena
"Non si butta via niente" era il motto di Delia. Aveva molto rispetto per la parsimonia della generazione dei suoi genitori, gente che aveva superato la guerra e aveva vissuto quasi tutta la vita con poco, Aveva imparato molto da loro, cose che quasi nessuno della sua età sapeva fare, come spellare un coniglio e renderlo gustoso, o preparare piatti semplici con gli avanzi.
Così, quando un giorno sentì stridere i freni fuori dalla sua villetta, alla periferia di Hounslow e, uscendo, scoprì che Tiddles, il gatto di casa, era finito sotto un'auto, il suo primo pensiero non fu di rimpianto e di tristezza, ma di praticità. Il felino era stato colpito, ma non schiacciato. In realtà era un pezzo di carne che aspettava solo di essere mangiato.
Lo stufato dal sapore forte che la sua famiglia si accinse a mangiare quella sera compariva di rado sulle moderne tavole britanniche, ma i famigliari di Delia erano abituati a mangiare tagli di carne fuori moda. Naturalmente Delia aveva raccontato al marito l'accaduto ed era stata sincera con i figli. Ma la più piccola, Maisie, mangiò con riluttanza, lanciando alla madre qualche occhiata di rimprovero, al di sopra della pentola fumante. Delia la capiva, ma la bimba non aveva alcun motivo per pensare che avesse fatto qualcosa di male.
(fonte: Jonathan Haidt, Sylvia Helena Koller e Maria G. Dias, Affect, Culture and Morality or Is It Wrong to Eat Your Dog? in Journal of Personality and Social Psyghology, 65, 1973)
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