SCHEDA SINTETICA CHRÉTIEN DE TROYES
I romanzi cavallereschi sono considerati tra i prodotti più tipici della letteratura cortese. Caratterizzati da valori specifici e connotativi dell'epica carolingia, i romanzi cortesi trattano l’amore come rituale sociale di comportamento ma anche come rapporto fisico e sentimento complesso e raffinato. In essi quindi si ha una visione dell’amore in tutte le sue sfumature e non si manifesta un contrasto aperto con la religione, dato che l'amore per la domina non è in conflitto con quello che si ritiene dovuto a Dio. Una componente primaria della letteratura cortese è poi l'eroismo guerriero, che si manifesta soprattutto attraverso l'esaltazione delle gesta di alcuni personaggi, da Lancillotto a Perceval, a tutti i mitici cavalieri gravitanti intorno alla corte di re Artù.
I romanzi cavallereschi sono classificati, a seconda della materia trattata, come antichi, esotici, e bretoni. Uno dei principali esponenti dell'epica bretone è Chrétien de Troyes che, nato a Troyes nel 1135 (e morto nel 1190), è considerato il maggiore poeta medievale prima di Dante. Tra il 1160 e 1180, alla corte di Maria di Champagne, scrisse in lingua d'oil cinque canzoni d’amore e cinque romanzi, caratterizzati da avventure e eventi magico-meravigliosi, ma anche incentrati sul tema dell’amore: si tratta dei romanzi in versi intitolati Erec e Enide, Lancelot, Yvain, Perceval. Sul suo conto si hanno notizie imprecise e talora fantasiose, che lo vogliono ora giurista, ora chierico ora ebreo convertito: una certezza è rappresentata comunque dal legame con la corte di Maria di Champagne, ch'egli stesso evoca all'inizio del Cavaliere della carretta, come committente e ispiratrice dell'opera.
Nel Lancillotto l’amore cortese tra Lancillotto e Ginevra è un amore adultero, disinteressato (anche in quanto non condizionato dal contrattualismo matrimoniale) e condotto dall'eroe protagonista all'estremo limite del sacrificio di sé, ad imitazione (hanno osservato alcuni critici) di quello proprio dei martiri cristiani o di Cristo medesimo. Analogie con la concezione cristiana si possono rilevare anche per quanto riguarda il modo in cui viene valorizzato da Chrétien il percorso difficile e tormentato per raggiungere l'oggetto di desiderio (una domina non di rado restìa a concedere il proprio favore), prima di celebrare il coronamento del desiderio stesso. Il percorso del cavaliere è paragonabile, sotto questo profilo, alla vita terrena, che sottopone a una serie di prove, concluse positivamente le quali si ottiene la vita ultraterrena (possibilmente in paradiso).
Non manca, tuttavia, nel variegato mondo di Chrétien, anche l’amore coniugale: questo è celebrato in Erec e Enide, nella cui vicenda nemmeno il convenzionale legame matrimoniale è esente da messe alla prova, che ne dimostrano solo al termine la solidità, connessa con un effettivo e reciproco amore tra coniugi.
Quanto all’amore tra Lancillotto e Ginevra, esso può essere considerato sacro in un'accezione che precede la nascita dello stilnovismo di matrice dantesca: quando Lancillotto si inginocchia davanti al letto dell’amata e la venera, il suo atto, lungi dall'essere blasfemo, rende provvisoriamente Ginevra creatura divina, senza che ciò vada a detrimento dell'amore dovuto a Dio. Possibile che Chrétien, che per primo ha trattato l'amore in questi termini assai variegati e mondani, abbia risentito dell'influenza dell'Ars amatoria (Ars amandi) di Ovidio (poeta elegiaco latino, vissuto a cavallo tra I sec. a. C e I sec. d. C., del quale appunto Chrétien tradusse l'opera citata), concependo il sentimento amoroso con un'ampiezza di vedute che autori di poco successivi a lui non avranno.
(a cura di Alberto, Ettore, Giuseppe, Martina; controllato da CB)
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