LATINO SETTIMANA RECUPERO/APPROFONDIMENTO - mercoledì 11 gennaio

GRUPPO R

Jacopo, Matteo, Tommaso, Giuseppe, Filippo M., Francesco

GRUPPI A

1) Martina,  Filippo G.,Elena

2) Virginia, Lisa, Ettore

3) Alberto, Lorenzo, Federico, Sara

4) Andrea S., Andrea T., Eleonora, 

I versi seguenti sono tratti sempre dal II libro delle Metamorfosi di Ovidio. 

At pater omnipotens, superos testatus et ipsum

305qui dederat currus, nisi opem ferat, omnia fato

interitura gravi, summam petit arduus arcem,

unde solet nubes latis inducere terris,

unde movet tonitrus vibrataque fulmina iactat.

Sed neque quas posset terris inducere nubes

310tunc habuit nec quos caelo demitteret imbres;

intonat et dextra libratum fulmen ab aure

misit in aurigam pariterque animaque rotisque

expulit et saevis compescuit ignibus ignes.

Consternantur equi et saltu in contraria facto

315colla iugo eripiunt abruptaque lora relinquunt;

illic frena iacent, illic temone revulsus

axis, in hac radii fractarum parte rotarum

sparsaque sunt late laceri vestigia currus.

At Phaëthon, rutilos flamma populante capillos,

320volvitur in praeceps longoque per aëra tractu

fertur, ut interdum de caelo stella sereno,

etsi non cecidit, potuit cecidisse videri.

Quem procul a patria diverso maximus orbe

excipit Eridanus fumantiaque abluit ora.

325Naides Hesperiae trifida fumantia flamma

corpora dant tumulo, signant quoque carmine saxum:

"Hic situs est Phaëthon currus auriga paterni;

quem si non tenuit, magnis tamen excidit ausis."

Nam pater obductos, luctu miserabilis aegro,

330condiderat vultus et, si modo credimus, unum

isse diem sine sole ferunt; incendia lumen

praebebant aliquisque malo fuit usus in illo.

At Clymene, postquam dixit quaecumque fuerunt

in tantis dicenda malis, lugubris et amens

335et laniata sinus totum percensuit orbem

exanimesque artus primo, mox ossa requirens,

repperit ossa tamen peregrina condita ripa

incubuitque loco nomenque in marmore lectum

perfudit lacrimis et aperto pectore fovit.

Traduzione di Sermonti 

Ora l'onnipotente, chiamati a testimoni gli dei

tutti, incluso chi aveva prestato ilcarro, che se

non interviene lui padre sparisce tutto nel nulla,

guadagna la rocca di dove usa coprire la terra

di nuvole, espellere il tuono, puntare e scagliare le folgori.

Ma non trova più nuvole per coprire la terra,

né temporali da scaricare dal cielo. E tuona, 

e bilanciato il fulmine vicino all'orecchio destro,

mira l'auriga, e ad un tempo lo sbalza via dalla vita 

e dal carro, e con la ferocia del fuoco sgomina il fuoco.

Atterriti, i cavalli s'impennano all'incontrario, sfilano

il collo dal giogo, strappano le briglie e le lasciano lì.

Cascano i morsi nel vuoto, nel vuoto l'asse divelto

dal timone e raggi di ruote a pezzi, e per larghissimo

tratto di vuoto i relitti del cocchio in frantumi. Fetonte,

con i capelli rossi devastati dal rosso del fuoco, 

si avvita e precipitando traccia lunghissimamente 

l'aria, come alle volte una stella dal cielo sereno,

che anche se cadere non cade, sembra che cada. 

Nell'emisfero opposto, lontano dalla sua patria,

lo accoglie il Po favoloso e gli lava il viso che fuma.

Tumulano le Naiadi dell'Esperia il corpo bruciato

dalla fiamma tricuspide, e iscrivono sulla pietra questo due versi:

Qui giace Fetonte auriga del carro paterno: non è

riuscito a governarlo ma osando in grande è caduto.

Il padre, invece, malato di dolore, aveva nascosto

il viso velandolo a lutto, e (tutto è crederci) pare

passasse un giorno interno senz'ombra di sole; soltanto

gli incendi facevano luce: la catastrofe serve a qualcosa.

Climene dal so canto, detto tutto quanto si dice

in tragedie del genere, lugubre e pazza, stracciatesi

le vesti sul seno, ispeziona la palla del mondo in cerca

prima d'un corpo esanime, poi non più che di ossa,

e ossa trova e le trova sepolte in terra straniera,

e stramazza, e inonda di lacrime il nome del figlio che legge

sulla pietra, e vuole scaldarlo con le mammelle scoperte. 

Traduzione CB

Ma l'onnipotente Giove, chiamati come  testimoni gli dei e lo stesso che aveva concesso il carro, per dire che se non fosse intervenuto tutto quanto sarebbe stato distrutto, raggiunge la sommità del cielo, da cui suole mandare nubi sulla terra, far prorompere i tuoni e scagliare folgori. Ma lì non trova nubi e nemmeno piogge, allora si mette a tuonare e calibra un fulmine da mandare contro l'auriga e contemporaneamente lo priva del carro e della vita, fuoco che sbaraglia fuoco. I cavalli imbizzariscono, s'impennano, si liberano dl giogo , strappano e abbandonano le briglie. I morsi cadono nel vuoto, cadde l'asse divelto dal timone, a pezzi le ruote e i relitti del cocchio sparsi ovunque. Quanto a Fetonte, capelli in fiamme, precipita attraverso l'aria come una stella cadente può sembrare staccarsi dalla volta celeste, anche se così non è. E ad accoglierlo lontano dalla sua patria, nell'altro emisfero, il Po offre lavacro al suo volto ustionato. Le Naiadi dell'Esperia accolgono in una fossa il corpo bruciato e incidono sulla pietra questi versi: giace qui Fetonte, auriga del carro paterno, che se non fu capace di governarlo osò tanto, tuttavia, e ne morì. Quanto al padre, preda di dolore infinito, si coprì il volto e, se solo riusciamo a crederci, narrano che sia trascorso un giorno intero senza luce del sole: solo gli incendi illuminavano, come accade che una catastrofe serva a qualcosa. Climene, data espressione a tutto quel che si dice in disgrazie del genere, disperata e folle, dilaniandosi il petto, percorre il globo alla ricerca del cadavere, poi dello scheletro, e trova le ossa sepolte in terra straniera, si getta a terra, bagna di lacrime il nome del figlio inciso su pietra e gli offre il petto che lo  nutrì. 

LAVORO DEL GRUPPO R

1) Predisporre tabella in cui collocare: colonna 1 testo latino, colonna 2 traduzione Sermonti, colonna 3 traduzione CB. 

2) Con l'aiuto della traduzione e del dizionario, tradurre letteralmente (interlineare) i versi latini in grassetto. 

3)  Riprodurre il testo riportato in modo discorsivo, accompagnando con qualche commento, riferito ad esempio al modo in cui il poeta evoca la caduta di Fetonte e le reazioni che ne conseguono, da quella del Sole a quella delle Naiadi e della madre Climene.

4) Prepararsi a esporre il contenuto del lavoro assegnato per le vacanze natalizie (che correggerò durante il lavoro). 

LAVORO DEI GRUPPI A 1-2-3-4

I gruppi 1 e 2 realizzano una sintesi dei versi non riportati (dal 32 al 304), in modo da riallacciarsi al testo sopra proposto. Realizzano poi, utilizzando il testo in latino e la corrispettiva traduzione, una scheda dedicata a Fetonte e una dedicata al Sole, che serva a caratterizzare i due protagonisti del mito. Metto a disposizione il testo nella traduzione di Sermonti, perché possa essere utilizzato a questo scopo. 

I gruppi 3 e 4 realizzano un commento formale e contenutistico (corredato di citazioni in latino/traduzioni) della selezione di versi sopra riportata. 

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