INDICAZIONI ulteriori e materiali PER LA VERIFICA DI LATINO DEL 14 OTTOBRE (nota sulla tragedia)

 PER ESERCITARSI SULLA TRADUZIONE/ANALISI/COMPRENSIONE

Q. Mucius augur multa narrare de C. Laelio socero suo memoriter et iucunde solebat nec dubitare illum in omni sermone appellare sapientem; ego autem a patre ita eram deductus ad Scaevolam sumpta virili toga, ut, quoad possem et liceret, a senis latere numquam discederem; itaque multa ab eo prudenter disputata, multa etiam breviter et commode dicta memoriae mandabam fierique studebam eius prudentia doctior. Quo mortuo me ad pontificem Scaevolam contuli, quem unum nostrae civitatis et ingenio et iustitia praestantissimum audeo dicere. Sed de hoc alias; nunc redeo ad augurem.

Si tratta dell’inizio del Laelius de amicitia di Cicerone, un trattato nel quale l’oratore (di cui abbiamo letto alcuni passi dal dialogo De legibus) tratta il tema illustrato nel titolo, riferendolo a Lelio, personaggio che, già nel passo riportato, è presentato come un saggio, un uomo che vale la pena ricordare, sia per le parole sia per le azioni.

MORFOLOGICA

LOGICA

PERIODO

TRADURRE

RISPONDERE:

In questo inizio, Cicerone imposta un tema culturalmente importante per i Romani. Quale?

LA TRADUZIONE CHE SEGUE VA UTILIZZATA SOLO DOPO AVER REALIZZATO LA PROPRIA (interlineare e finale). Nel compito, come ho detto, fornirò parti di traduzione, ma per esercitarvi da soli meglio avere il testo completo. 

Traduzione finale

L’augure Quinto Muzio era solito raccontare a memoria e in maniera piacevole molti aneddoti riguardanti suo suocero Caio Lelio e non esitava in quei casi a definirlo “saggio”; quanto a me, ero stato portato da mio padre da Scevola [Quinto Muzio Scevola] una volta assunta la toga virile perché, per quanto possibile e conveniente, non mi discostassi dal fianco dell’anziano signore; così memorizzavo molte sue considerazioni, frasi prese al volo e mi sforzavo di avanzare in dottrina grazie alla sua saggezza. Morto lui, mi affidai al pontefice Scevola, che oso dire impareggiabile fra i concittadini quanto a ingegno e senso di giustizia. Ma dirò di lui in altra occasione; ora torno all’augure. 

ARGOMENTI DI LETTERATURA

1)  Traduzione (U. Eco)

2) Antropologia delle origini (mito delle origini di Roma e interpretazione).

3) Teatro greco: cronologia, argomenti, organizzazione. 

4) Etimologia di tragedia:

La parola τραγῳδία ("tragedia") è attica, mentre δρᾶμα ("dramma") è parola peloponnesiaca; l'etimologia è incerta, benché siano evidenti le parole da cui deriva (τράγος "capro", ᾠδή "canto"). Secondo un'interpretazione che risale agli Alessandrini del sec. III a. C. e che dominò incontrastata fino a qualche tempo fa, tragedia significherebbe "canto per il capro": sia che s'intendesse, poi, il capro come premio della gara di canto (Orazio, Arte poeticacarmine qui tragico vilem certavit ob hircum), sia che s'intendesse "canto per il sacrificio d'un capro". Secondo, invece, un'altra etimologia, certo più antica della precedente, che tra i moderni fu risuscitata la prima volta dal Bentley, tragedia significherebbe "canto dei capri", cioè di attori mascherati da capri (τράγοι). (Treccani.it)

La tragedia, che i latini imiteranno rendendola oggetto di aemulatio (un'imitazione che si propone di superare l'originale), ha probabilmente origini religiose, che attraverso l'etimologia sopra riportata riconducono al culto di Dioniso, dato che i capri facevano parte del corteggio di questa divinità. 

Nel periodo della sua fioritura in Grecia , con Eschilo, Sofocle e Euripide, i tragediografi che Aristotele studia e prende in considerazione per formulare i concetti di mimesis e di catarsi, la tragedia si presenta in questa forma, che è anche quella che ritroveremo leggendo l'Edipo re di Sofocle: 

1) PROLOGO, o discorso preliminare, in cui IN ASSENZA DEL CORO, viene anticipato l'argomento messo in scena.

2) PARODO, dal nome del corridoio laterale da cui entrava il coro nell'orchestra, dove il coro parlava e si muoveva, è la prima parte affidata al coro; talvolta a prendere la parola è il CORIFEO (capocoro).

3) EPISODI (tre o quattro), parti dialogate di attore col coro o più attori fra loro.

4) STASIMI, intermezzi del coro fra un episodio e l'altro.

5) ESODO, uscita di scena del coro, conclusione, accompagnata qualche volta da comparsa del deus ex machina, intervento divino con macchina teatrale che pone fine alla vicenda. 

LE TRAGEDIE SONO TUTTE IN VERSI e la versificazione cambia a seconda delle parti. 




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