SCANSIONE LETTURA EDIPO RE, FOCUS SULLA CATARSI E LINK POWER POINT IN FIERI

21 OTTOBRE: 1-456 (Tiresia ha finito di parlare e si allontana, segue il CORO) I SEZIONE

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28 OTTOBRE: 456-830 (termina di parlare Giocasta, segue CORO) II SEZIONE

4 NOVEMBRE: 830 - 1190 (termina CORO e arriva NUNZIO) III SEZIONE

11 NOVEMBRE: 1190 - 1489 fine IV SEZIONE

SULLA CATARSI (da Accademia University Press) 

L’accezione più ricorrente di catarsi è “purificazione”, che può essere intesa sia in senso religioso e mistico, come atto che precede l’avvio di un rito, sia in senso medico: nella tradizione ippocratica vale come “purgazione”, cioè l’effetto dell’assunzione di un purgativo o, comunque, del processo di purificazione dell’organismo da scorie inutili o dannose (incluse, ad esempio, le mestruazioni). In agricoltura, riferito alla coltivazione di piante da frutto, il significato è “potatura”, che pure implica l’eliminazione di elementi improduttivi e in eccesso.

Nel corso del tempo, sono stati fatti numerosi tentativi di dare conto del significato specifico in ambito teatrale, e in generale si è concordato nel ritenere che il fenomeno della catarsi, in qualunque modo si verifichi, è il risultato di un’esperienza tramite cui lo spettatore è alleviato da un carico emozionale potenzialmente nocivo. Non si è dubitato neppure che l’effetto sia provocato da una esperienza emozionale diretta, benché il punto controverso sia stato – e sia tuttora – la relazione tra le emozioni alleviate nello spettatore e quelle rappresentate dai personaggi, ovvero se esse siano identiche o meno. Poiché generalmente si concorda anche sul fatto che sono mediate dalla rappresentazione, sembra prevalere l’idea che ci sia un rapporto di affinità, ma non di identità. Inoltre, dal momento che il termine catarsi ricorre in testi ove il suo significato evidente è “purificazione” o “purgazione”, un ulteriore punto di discussione ha riguardato l’entità dell’alleviamento, ovvero se consista in una totale eliminazione di emozioni nocive o inutili, o se invece sia rimosso solo ciò che è in eccesso, quel surplus che può determinare eventuali disturbi.

7Il noto passo della Poetica in cui compare il termine catarsi è il seguente (1449b, 24-28), che si riporta come è reso da una delle traduzioni italiane più recenti:

 [T]ragedia è imitazione di un’azione seria e compiuta, avente una sua grandezza, in un linguaggio condito da ornamenti, separatamente e per ciascun elemento nelle sue parti, di persone che agiscono e non tramite una narrazione, che attraverso la pietà e la paura produce la purificazione di questi sentimenti.

Si tratta di una definizione introduttiva sintetica e sommaria, in un contesto informato prevalentemente da un interesse di tipo retorico, entro cui il genere è descritto rispetto alle sue qualità strutturali e stilistiche; per questo motivo, risulta abbastanza sorprendente che sia ritenuto necessario l’inserimento di un’affermazione relativa all’effetto della tragedia in aggiunta all’elencazione delle sue caratteristiche formali: tuttavia, la sua presenza suggerisce che la definizione, nel suo complesso, non sarebbe altrimenti stata esauriente.

Un’altra possibilità di interpretazione si propone invece intendendo l’espressione nel contesto della polemica antiplatonica, e nella «capacità di ristabilire un equilibrio psichico e morale» propria dell’«esperienza tragica»: in tal caso, si tratterebbe di «una concezione affine a quella che nell’ambito da cui è presa la comparazione si chiama omeopatica (similia similibus curantur)», riproponibile nei termini della moderna visione psicologica secondo cui «il maggior successo nella repressione della passioni» si ottiene garantendo ad esse uno sfogo innocuo e controllato. Ciò a sua volta, prosegue la nota, «ci porta in qualche modo vicini alla purificazione delle emozioni stesse, che era il modo di intendere, sublime e talora mistico, degli interpreti rinascimentali», e che poggia sul precedente passo dello stesso trattato, dove Aristotele affermava la proprietà delle “imitazioni” di suscitare sensazioni di piacere, anche quando gli oggetti rappresentati sono sgradevoli in natura.

Queste considerazioni non solo ci mettono di fronte, in forma sintetica, alle fortune del concetto di catarsi nella tradizione occidentale, ma indicano anche come l’approccio sia stato determinato, nel tempo, da una sorta d’impasse epistemologica dinanzi alla materia dell’indagine.

Molti interpreti della Poetica non hanno mancato di riferirsi a un passo della Politica che si riferisce contemporaneamente alla catarsi e alla proprietà delle arti performative (in questo caso la musica) di fungere da terapia per certi stati emozionali particolarmente intensi. Il filosofo vi tratta inizialmente dell’uso di ritmi e armonie a fini educativi, poi delinea le altre possibilità d’uso della musica; anche da questo passo il dibattito sulla catarsi in Aristotele ha tratto molti spunti, e l’ambito della discussione si è ampliato nel tempo dall’estetica e dalla letteratura alla storia delle religioni e all’antropologia.

 


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