NOTA INERENTE A ERANO I CAPEI

 XC

Erano i capei d’oro a l’aura sparsi [nel manoscritto autografo si legge laura, non l'aura]

 che ’n mille dolci nodi gli avolgea,

 e ’l vago lume oltra misura ardea

di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;

 

e ’l viso di pietosi color’ farsi,

 non so se vero o falso, mi parea:

i’ che l’esca amorosa al petto avea,

qual meraviglia se di sùbito arsi?

 

Non era l’andar suo cosa mortale,

ma d’angelica forma; e le parole

 sonavan altro che pur voce umana;

 

 uno spirto celeste, un vivo sole

 fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,

 piagha per allentar d’arco non sana.

NOTA PER L'INTENDIMENTO DELL'ULTIMA TERZINA 

Compare un periodo ipotetico misto, composto da un indicativo in apodosi e congiuntivo in protasi, così componibile: se non fosse adesso tale (riferito alla percezione della bellezza di Laura e all'effetto prodotto sul poeta della sua vista), una piaga prodotta da una freccia scoccata non si sana per via dell'allentarsi dell'arco. L'impossibilità dell'effetto descritto dal gesto evocato, è determinante per intendere la durata che l'ipotesi espressa nella protasi pare mettere in dubbio. Leggendo la questione al contrario, se l'effetto non si mantenesse nel tempo attuale, ovvero a distanza dall'accadimento descritto (la visione di Laura), allora sarebbe anche possibile che una ferita prodotta da una freccia si risani per via dell'allentarsi della corda dell'arco. Causalità impossibile da verificare, così come impossibile che l'amore per Laura non sia più. 

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