LEZIONE DEL 30/09 - organizzazione e contenuti

 TRE DOMANDE INERENTI ALLA PRIMA LEZIONE DI LETTERATURA (mito e origini)

1) A quali domande possono contribuire a dare risposte i miti?

2) In particolare il mito di fondazione della città di Roma a quale lettura si può prestare?

3) Come si collega l'inizio della storia imperiale e della dinastia giulio-claudia con il mito delle origini?

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LEZIONE INTRODUTTIVA ALLA LETTURA DELL'EDIPO RE DI SOFOCLE

  • Di Eschilo, il primo tragediografo greco, vissuto fra il 525 e il 456 fra Eleusi e Gela, ci sono pervenute sette tragedie integrali, ma ancora nel III secolo a. C. se ne conoscevano una novantina.
  •  Lo stesso per Sofocle, il tragediografo con cui inizieremo il nostro percorso: vissuto fra il 496 e il 406 ad Atene, è il secondo della triade che si completa con Euripide, 482-406, attico anch’egli. 
  •  La questione del nucleo dell’invenzione. Come ha detto acutamente Luciano Canfora, la fortuna dei greci fu di non avere un loro libro sacro, un unico testo cioè che facesse da contenitore della verità. Ce l’hanno i cristiani, gli islamici, invece i greci avevano una mitologia aperta per cui ogni autore di un certo peso, se era in grado di farlo, metteva in scena spezzoni del mito ricostruendoselo. Il pubblico apprezzava questo perché non era afflitto dall’unicità dogmatica, al contrario lodava questa capacità di variare, portare Edipo ad una soluzione positiva della sua tremenda vicenda e non necessariamente a una tragica damnatio. Euripide si diverte persino a far tornare sulla terra Alcesti nell’omonimo dramma, cosa paradossale. Gli ateniesi in particolare non hanno questo dogmatismo ferreo legato a una sola verità sull’aldilà o l’oltretomba o l’ombra celeste. Sono intimamente laici. In particolare sono attratti dal dibattito filosofico. Se si sentivano ingannati? No, sapevano benissimo che era un grande gioco metaforico, nel senso che tutta la città si riconosceva sulla scena dove i suoi valori venivano esposti e magari messi in discussione. Era molta di più la gente che andava a teatro che non all’assemblea popolare. 
  • Il nucleo dell’invenzione è sicuramente il mito, il mythos, il racconto per eccellenza.
  •  Destino e Dike, figlia di Zeus e di Temi.  
  • Il teatro tragico è in grado, lo vedremo per esperienza diretta, di attivare domande: una fra tutte, esiste la giustizia per gli esseri umani? Esistono gli dei o (variazione) si occupano degli esseri umani?
  •  Agoni tragici, competizioni fra autori che componevano tragedie, valore politico, nel senso esteso del termine;   momenti di istruzione, di paideia, vissuta appunto collettivamente. 
  •  Aristotele nel IV secolo, nel trattato intitolato Poetica, definisce la catarsi  e la mimesis.
  • La tragedia è, col suo nucleo mitico reso oggetto di multiple variazioni, un’opera imitativa di un'azione seria  non esposta in maniera narrativa ma drammatica, attiva. In essa si riproducono eventi in modo da  suscitare pietà e paura, senza provare direttamente ciò che le causa ai personaggi, ma producendo comunque l’effetto di purificazione da tali sentimenti (Poetica, 1149 b 24- 28)
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Ripresa e conclusione lavoro di gruppo. Correzione del compito assegnato a casa. 

 


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