DESCRIZIONE DELLE INTERROGAZIONI RELATIVE A EDIPO RE E MATERIALI DI STUDIO
I PARTE:
Traduzione di porzione del testo di Oedipus rex con analisi morfosintattica.
II PARTE:
Dialogo sul testo di Sofocle.
MATERIALI DI STUDIO
- Tutti gli appunti presi dall'inizio dell'anno (e serviti a prepararsi per la verifica; il post dedicato alla catarsi).
NESSUNO È IMMUNE DA ORRORI INCONSAPEVOLI
L'Edipo re inscena una vicenda sconvolgente e coinvolgente per lo spettatore dell'epoca come per il lettore di oggi. Anche se la trama include un crimine nefando e l’infrazione di un tabù - l'uccisione del padre e le nozze con la madre - lo sviluppo dell'azione non è per nulla iperbolico o paradossale, si snoda con naturalezza, proprio come se le disavventure di Edipo potessero capitare a chiunque. La potenza dell’universalità si manifesta quando nessuno può dichiararsi immune per principio da orrori inconsapevolmente commessi. La possibilità di passare dai vertici del successo alla miseria dell'abiezione è quel minimo di autocoscienza che lo spettatore poteva ricavare dalla scena tragica, un invito a conoscere se stessi la cui attualità non ha mai subito flessioni nel tempo. D’altronde la vicenda di Edipo, come quella di tante persone, comprende momenti di gioia e momenti di dolore. L'infanzia e la giovinezza trascorse a Corinto come rampollo regale, la risposta all'enigma e il trionfo sulla Sfinge, l'acquisto del regno di Tebe, le nozze, la paternità di quattro figli, la fiducia di cui Edipo gode da parte dei sudditi sono altrettanti momenti positivi. Ma a essi subentrano di volta in volta amarezze e delusioni. Basta l'intemperanza di un commensale ubriaco, che accusa Edipo di essere figlio bastardo del re di Corinto, per innescare in lui la ricerca di una verità che, con il relativo viaggio alla volta di Delfi per interrogare l'oracolo, predispone lo scenario spaventoso degli eventi che seguiranno. La scoperta della realtà rovescia per la seconda volta la nuova felicità di quest'uomo che, dopo avere perduto la regalità di Corinto, l'aveva riacquistata su Tebe non per diritto ereditario ma per meriti propri. La pestilenza che affligge la città di Tebe rappresenta per Edipo la fine di ogni fortuna: oltre alla scoperta del parricidio e dell'incesto lo attendono l'accecamento e l'esilio dalla città, la vita raminga, la discordia dei figli, che si perpetua anche dopo la sua morte. Vengono in mente, a proposito di questa distribuzione di beni e mali, i due vasi nella casa di Zeus (Iliade XXIV, vv. 525-33, dialogo fra Achille e Priamo venuto a implorarlo di restituire il cadavere di Ettore). C’è qualcuno che regge e guida concatenazioni di eventi che sfuggono al controllo dell'uomo e può bene essere, anche se non c’è certezza, che questa potenza dai piani imperscrutabili sia Zeus, come sembra a tratti suggerire la religione greca. Tornando a Omero, sono suoi i versi in cui si legge Così gli dei hanno stabilito per i miseri mortali, che vivano nel dolore, mentre essi sono senza affanno. Due vasi vi sono nella casa di Zeus, con i doni che egli dà: uno dei mali e l'altro dei beni. A chi Zeus fulminante ne dà, dopo averli mischiati, incontra a volte un male, altre volte un bene; ma se uno riceve solo dolori lo rende un miserabile, e fame maligna lo spinge per la terra divina, e va errando disprezzato dagli dèi e dagli uomini. Ma di sicuro questa lente omerica non è sufficiente a intendere la vicenda universale di Edipo. Il pittoresco racconto popolare dei due vasi nella dimora di Zeus serve a spiegare in modo semplice e suggestivo l'origine del bene e del male nella vita dell'uomo. In effetti Achille lo sfrutta per narrare storie di re come Peleo e Priamo, toccati dalla buona sorte e anche da qualche sventura, e certo il concetto già doveva essere di dominio comune anche prima di Omero, poco dopo il quale (VII secolo) è Esiodo a integrare la prospettiva introducendo il mito del vaso di Pandora, un solo vaso, colmo di mali che si diffondono sulla terra, cosicché da quel momento infiniti dolori si aggirano tra gli uomini, complicando molto la questione di quale possa essere il senso di tutta questa sofferenza. L’ammonimento morale che ne può conseguire è che, nella consapevolezza di questa situazione, gli esseri umani non resti che mantenere un austero equilibrio, equidistante da eccessi di gioia come da sconforto, rassegnandosi alla condizione umana.
In Sofocle e nella vicenda di Edipo però c’è anche altro. Intanto l’orizzonte sofocleo non è così chiaramente delimitato da un divino assolutamente rispettoso e rispettato. La religione è messa in discussione dallo stesso Edipo quando si scaglia contro Tiresia. Zeus, inoltre, non compare necessariamente nelle vesti del dio maggiore al quale si possa far risalire il senso (o la mancanza di senso, nella prospettiva umana) di quello che accade: in quelle vesti Sofocle colloca piuttosto il destino. Con lui si ingaggia la lotta (tragica) di Edipo, che lo porta a voler raggiungere a tutti i costi la verità fondamentale, quella che riguarda la sua origine e, di conseguenza, il suo essere attuale.
Il testo del libretto Oedipus rex fino al punto assegnato per l'11 con l'analisi.
Le sintesi elaborate da voi delle 4 sezioni (l'ultima va modellata sulle precedenti).
La mia traduzione del libretto Oedipus rex (solo la parte in latino, non riporto le parti in francese e non le ritraduco).
CORO
La peste ci
divora,
Tebe muore di
peste.
Salvaci dalla
peste
di cui Tebe
perisce.
Edipo, c’è la
peste;
libera la città
dalla peste,
salva la città
che muore.
EDIPO
Figli, vi
libererò dalla peste.
Io, celeberrimo
Edipo, vi amo.
Io, Edipo, vi
salverò.
CORO
Salvaci ancora,
salva la
città, Edipo!
Che cosa si deve
fare, Edipo
per liberarsi?
EDIPO
Il fratello di
mia moglie è mandato,
consulta l’oracolo,
Creonte è
inviato dal dio;
consulta l’oracolo,
lo consulta su
che cosa si debba fare.
Non indugi
Creonte!
CORO
Salve, Creonte!
Ti ascoltiamo.
Salve, Creonte!
In fretta, in fretta.
Pronti ad
ascoltare, ti salutiamo.
CREONTE
Il dio ha risposto:
“Vendica Laio;
trova l’assassino.
L’assassino si nasconde a Tebe.,
l’uccisore del re si nasconde,
occorre trovare costui;
purificare Tebe,
liberare Tebe dalla sozzura,
vendicare l’uccisione del re,
del re Laio ucciso;
l’uccisore si nasconde a Tebe.
Occorre trovare costui,
che il dio ordina venga cacciato.
Il dio ordina che l’uccisore sia cacciato.
Tebe muore di peste.”
Lo disse il dio Apollo.
EDIPO
Non troverai l’antico
delitto,
distruggerò Tebe.
Lo scellerato vive a
Tebe.
CORO
Lo disse il dio, a te lo disse.
A te lo disse.
A me si deve consegnare.
Bisogna che voi lo
consegniate.
Distruggerò Tebe,
[occorre]cacciare costui
da Tebe.
Non scoprirai l’antico
delitto.
CORO
Vive a Tebe lo
scellerato.
EDIPO
Il dio l’ha detto...
Ho sciolto l’enigma
della Sfinge, ho sciolto l’indovinello,
io indovinerò,
un’altra volta divinerò,
celeberrimo Edipo,
salverò di nuovo Tebe.
Io, Edipo, scioglierò l’enigma.
CORO
Risolvilo, risolvilo,
Edipo!
EDIPO
Prometto che compirò la
divinazione.
Celeberrimo Edipo,
compirò la divinazione.
Dio di Delo, attendiamo.
Minerva, figlia di Giove,
Diana, assisa sul trono,
e tu Febo,
saettatore illustre,
veniteci in aiuto.
Come un rapace uccello il morbo s’avventa
e morte a morte incalza,
e insepolti a cadaveri.
Caccia via, respingi nel mare
questo atroce flagello guerriero
che tormenta noi disarmati,
follemente ululando.
E tu Bacco, con la fiaccola
A bruciare questo dio,
ignobile tra gli dei.
Salve Tiresia,
uomo illustre, vate,
Dicci ciò che il dio consiglia,
parla presto, tu, che conosci il sacro!
Salve Tiresia,
illustre uomo, sacerdote!
Dicci cosa consiglia il dio,
dicci, in fretta, conoscitore del sacro, dicci!
TIRESIA
Non posso parlare,
non mi è possibile farlo,
non è lecito che io
dica;
Edipo, non posso,
non costringermi a dire,
guardati dal farmi
parlare.
Celeberrimo Edipo,
è mio dovere tacere.
EDIPO
Il silenzio ti accusa:
sei tu l’uccisore.
TIRESIA
Dico e ripeto, sei degno
di commiserazione,
dato che accusi me.
Dirò ciò che disse il
dio;
non ti nasconderò nulla;
l’uccisore è tra voi,
con voi, insieme a voi.
L’uccisore del re è il re.
Il re re ha ucciso Laio,
il re ha ucciso il re,
il dio accusa il re;
il re assassino!
Bisogna che il re sia
scacciato da Tebe.
Il re assassino
contamina la città.
Il re è l’assassino del
re.
EDIPO
L’invidia odia la buona sorte.
Mi avete eletto re.
Vi ho salvati dagli indovinelli
e mi avete incoronato.
Chi doveva sciogliere l’enigma?
Tu, uomo illustre, sacerdote;
da me è stato risolto,
e mi avete incoronato
L’invidia odia la buona sorte.
Ora qualcuno vuole la mia ricompensa,
Creonte vuole come ricompensa essere re.
Tiresia, sei un mercenario!
Io svelo questo delitto!
Creonte vuole diventare re.
Chi vi ha liberati dagli indovinelli?
Amici! Io, il celebre Edipo, io.
L’invidia ha in odio la buona sorte.
Vogliono che il re muoia,
il vostro re muoia,
il celebre Edipo, vostro re.
CORO
Gloria
Sia lode alla regina
Giocasta
A Tebe preda della
peste.
Lodi alla nostra regina,
moglie di Edipo.
Gloria!
ATTO II
GIOCASTA
Non vi vergognate, signori, nella città ammalata,
ad alzare la voce per vostre contese personali?
Non vi vergognate, nella città ammalata,
ad alzare la voce per motivi vostri?
Gridare davanti a tutti,
davanti a tutti contendere su faccende private,
non vi vergognate?
Non si presti fede agli oracoli,
che sono sempre menzogneri.
Oracoli mentitori.
Da chi doveva essere ucciso il re?
Da mio figlio.
Suvvia, il re è morto.
Laio è morto a un trivio.
Non si presti fede agli oracoli
Che sono sempre menzogneri.
Laio è morto a un trivio.
Guardati dagli oracoli.
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