NOTE AL PRIMO CANTO (utili durante la lezione del 12/11)
Opere di Dante: Vita nuova, Convivio, De vulgari eloquentia, De monarchia.
La lingua: è il fiorentino utilizzato in tutte le sue sfumature. Una lingua ricchissima, duttile, che il poeta piega a tutte le esigenze del suo testo: i registri sono multipli e vari, dal basso, volgare, all’aulico e sublime. Compaiono sia forme antiquate e desuete, sia neologismi. Pur avendo scritto un’opera, il De vulgari eloquentia, dedicata a riconoscere quale dovesse essere il volgare illustre¸Dante nella Divina commedia utilizza nella maniera più libera e creativa la lingua. Plurilinguismo e pluristilismo sono i termini che meglio descrivono la sua sperimentazione
Allegorismo: indispensabile per l’intendimento del testo. allegorìa s. f. [dal lat. tardo allegorĭa, gr. ἀλληγορία, comp. di ἄλλος «altro» e tema di ἀγορεύω «parlare»]. – 1. Figura retorica, per la quale si affida a una scrittura (o in genere a un contesto, anche orale) un senso riposto e allusivo, diverso da quello che è il contenuto logico delle parole: l’a. dell’«Amorosa visione» del Boccaccio; le a. della «Divina Commedia». Diversamente dalla metafora, la quale consiste in una parola, o tutt’al più in una frase, trasferita dal concetto a cui solitamente e propriamente si applica ad altro che abbia qualche somiglianza col primo, l’allegoria è il racconto di una azione che dev’essere interpretata diversamente dal suo significato apparente.
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Allegorismo, tre fiere e veltro: la lonza rappresenta la
lussuria, il leone la superbia e la lupa l’avidità. A stabilire i significati è
un concorso di intendimento del testo nel corso dei secoli e quanto il medesimo
Dante lascia intendere. Pare credibile che a sbarrare il cammino a Dante siano
personificazioni di vizi che hanno in parte un rilievo esistenziale e in parte
un rilievo storico. L’amore e il desdierio di gloria furono certo tentazioni
dell’auctor e dell’agens. Quanto all’avidità è un vizio che ne accorpa tanti
altri, collegandosi con una brama di possesso che in varie occasioni l’auctor
stigmatizza. Quanto al veltro, può ben essere un’allegoria di Cristo venturo.
· Profezia: quella del veltro è una profezia vera e propria,
mentre nel corso della narrazione se ne troveranno di post factum ovvero di quelle che risultano profezie per l’agens, ma
tali non sono per l’auctor in virtù della discrepanza temporale di cui sapete. Il profetismo, nell’epoca medievale, era
legato soprattutto ad alcune figure, come ad esempio Gioachino da Fiore,
vissuto in Calabria nel XIII secolo, teologo e fondatore di monasteri, diede
origine a un ordine, detto florense,
e i suoi scritti si diffusero molto dopo la sua morte. Fulcro di tutto il pensiero di G. è la considerazione
dell'unità e trinità di Dio, pensate non solo nell'interiorità del processo
divino, ma soprattutto nel loro
esplicarsi nella realtà storica, che va perciò intesa come il manifestarsi di
una volontà provvidenziale: a ogni
persona della Trinità corrisponde un'era storica. Così al Padre corrisponde
l'epoca precedente la venuta di Cristo e il relativo Libro sacro, il Vecchio
Testamento; al Figlio l'epoca di Cristo
e della Chiesa con il Nuovo Testamento; allo Spirito Santo un'epoca futura, l'età dello Spirito (di qui il
profetismo).
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