LAVORI DI GRUPPO SU EDIPO RE (con evidenziazione errori, senza correzione)

 Andrea S., Eleonora, Giuseppe, Luisa

Sezione 2

La sezione inizia al v. 455, con Tiresia, profeta, che accusa indirettamente Edipo di aver ucciso il padre (vv. 455-465) e lui, sconcertato da queste parole, lo caccia. Queste affermazioni confondono il coro, che da una parte non dubita che il re sia innocente, dall’altra è turbato per la possibilità che egli sia l’assassino). Furioso si dirige da Creonte, accusandolo di essersi messo d'accordo con Tiresia per scacciarlo da Tebe e prendere il potere. Inizia allora così una discussione fra i due, nella quale il re minaccia con toni accesi di cacciare da Tebe o uccidere il cognato, mentre quest'ultimo si difende pacatamente, sostenendo che lui non ha intenzione di spodestarlo dal trono, poiché richiede troppe responsabilità per dei poteri che essendo cognato del re già possiede (“non sono tanto ingenuo da cercare onori che non siano realmente vantaggiosi”). Prima il coro, in particolare il Corifeo, capo di esso, prova a placare gli animi, senza riuscirci, ma con l’arrivo di Giocasta la discussione termina. Quando Creonte si allontana, lei chiede al marito il motivo della discussione e lui le comunica le accuse di Tiresia. Giocasta, allora, lo rassicura, dicendo che può accadere che gli indovini sbaglino (“Non devi preoccuparti di questo, ascoltami e sappi che nessuna creatura mortale possiede l’arte della profezia"), come con la profezia sul destino di Laio: infatti lui doveva morire per mano del figlio, ma quest'ultimo venne ucciso poco dopo che venne pronunciato il vaticinio, quindi esso non si era avverato. Raccontandogli ciò, però, Edipo scopre dei dettagli sulla strada dove è morto il precedente re e l'associa a quella dove aveva ucciso lo sconosciuto prima di arrivare a Tebe. Per questo i suoi dubbi che lui sia l’assassino di Laio aumentano e per questo decide di raccontare la propria profezia e i propri pensieri alla moglie. I dubbi di Edipo, però, riguardano solo l’assassinio, e non la possibilità che lui sia figlio di Giocasta e Laio. Per dare una risposta ai suoi pensieri Edipo decide di chiamare l’unico servo superstite dello scontro che ha portato alla morte del re, fuggito dalla città una volta tornato e visto Edipo sovrano di Tebe. 

Con questo si conclude la sezione (v830).



Sezione 3

La terza sezione si apre con Corifeo, che commenta la predizione del Dio

Febo sul destino di Edipo e lo incita ad avere ancora speranza  finché non avrà udito "il testimone", il pastore. Edipo insiste nel voler incontrare il pastore per chiedere conferma del numero degli assassini del re Laio, ma Giocasta afferma che il "testimone" non potrà mai dimostrare come è avvenuta poiché la sua morte era stata predetta per mano del suo stesso

figlio, ma Edipo convinto della sua posizione, manda qualcuno a chiamare il pastore.

Giocasta, per tranquillizzare l' animo smarrito del marito si reca “come supplice al tempio”.

Nel frattempo giunge nella reggia un messaggero proveniente da Corinto che comunica ad Edipo la morte del padre Polibo, che si rivelerà essere adottivo. Il re esprime ancora delle preoccupazioni riguardo alla profezia sua madre, ha paura ancora che il Destino possa avverarsi, ma con grande stupore il messaggero afferma che tra Edipo, PoIibo e Merope non c'è alcun legame di sangue,infatti dichiara che “fu un altro pastore di Laio  a consegnarti a me”. Edipo sconvolto chiede di ritrovarlo immediatamente, ma Giocasta tenta con insistenza di dissuaderlo dalla ricerca, senza successo. Appena il servo arriva  da Edipo, egli lo sottopone a un interrogatorio dove il servo rivela di aver consegnato il figlio di Laio al messaggero di Corinto.  Edipo comprende così di essere figlio di Laio e Giocasta. 

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CORREZIONE DI ANDREA S. ELEONORA GIUSEPPE LUISA

Sezione 2

La sezione inizia al v. 455, con Tiresia, profeta, che accusa indirettamente Edipo di aver ucciso il padre (vv. 455-465) ed egli, sconcertato da queste parole, lo caccia. Queste affermazioni confondono il coro, che da una parte non dubita che il re sia innocente, dall’altra è turbato per la possibilità che egli sia l’assassino). Furioso si dirige da Creonte, accusandolo di essersi messo d'accordo con Tiresia per scacciarlo da Tebe e prendere il potere. Inizia allora così una discussione fra i due, nella quale il re minaccia con toni accesi di cacciare da Tebe o uccidere il cognato, mentre quest'ultimo si difende pacatamente, sostenendo che egli non ha intenzione di spodestarlo dal trono, poiché, essendo suo cognato, possiede già i privilegi del re senza averne le responsabilità (“non sono tanto ingenuo da cercare onori che non siano realmente vantaggiosi”). Prima il coro, in particolare il corifeo, capo di esso, prova a placare gli animi, senza riuscirci, ma con l'arrivo di Giocasta la discussione termina. Quando Creonte si allontana, ella chiede al marito il motivo della discussione ed egli le comunica le accuse di Tiresia. Giocasta, allora, lo rassicura, dicendo che può accadere che gli indovini sbaglino (“Non devi preoccuparti di questo, ascoltami e sappi che nessuna creatura mortale possiede l'arte della profezia”), come con la profezia sul destino di Laio: infatti egli doveva morire per mano del figlio, ma quest'ultimo venne ucciso poco dopo che venne pronunciato il vaticinio, quindi esso non si era avverato. Raccontandogli ciò, però, Edipo scopre dei dettagli sulla strada dove è morto il precedente re e l'associa a quella dove aveva ucciso lo sconosciuto prima di arrivare a Tebe. Per questo i suoi dubbi sull’essere l'assassino di Laio aumentano e per questo decide di raccontare la propria profezia e i propri pensieri alla moglie. I dubbi di Edipo, però, riguardano solo l’assassinio, e non la possibilità che egli sia figlio di Giocasta e Laio. Per rispondere alle sue perplessità Edipo decide di chiamare l’unico servo superstite dello scontro che ha portato alla morte del re, fuggito dalla città una volta tornato e visto Edipo sovrano di Tebe. 

Con questo si conclude la sezione (v. 830).



Sezione 3

La terza sezione si apre con il corifeo, che commenta la predizione del Dio Febo sul destino di Edipo e lo incita ad avere ancora speranza  finché non avrà udito "il testimone", il pastore. Edipo insiste nel voler incontrare il pastore per chiedere conferma del numero degli assassini del re Laio, ma Giocasta afferma che il "testimone" non potrà mai dimostrare come è avvenuta. Infatti la sua morte era stata predetta per mano del suo stesso figlio. Ma Edipo, convinto della sua posizione, manda qualcuno a chiamare il pastore.

Giocasta, per tranquillizzare l'animo smarrito del marito si reca “come supplice al tempio”.

Nel frattempo giunge nella reggia un messaggero proveniente da Corinto che comunica ad Edipo la morte del padre Polibo, che si rivelerà essere adottivo. Il re esprime ancora delle preoccupazioni riguardo alla profezia e sua madre ha paura che il Destino possa avverarsi, ma con grande stupore il messaggero afferma che tra Edipo, PoIibo e Merope non c'è alcun legame di sangue: infatti dichiara che “fu un altro pastore di Laio  a consegnarti a me”. Edipo sconvolto chiede di ritrovarlo immediatamente, ma Giocasta tenta con insistenza di dissuaderlo dalla ricerca, senza successo. Appena il servo arriva  da Edipo, egli lo sottopone a un interrogatorio, durante il quale il servo rivela di aver consegnato il figlio di Laio al messaggero di Corinto.  Edipo comprende così di essere figlio di Laio e Giocasta. 

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Jacopo, Virginia, Matteo,  Alberto

SECONDA SEZIONE 

L’indovino Tiresia si allontana profetizzando che entro la fine di quel giorno il colpevole sarà scoperto e se ne andrà in terra straniera tastando la via con il bastone. Successivamente interviene il coro, il quale dapprima immagina la fuga del colpevole sul quale si avventano, oltre agli uomini, anche Apollo e le Keres, per poi dubitare delle parole dell’indovino: nemmeno lui è infallibile. Creonte chiede a Edipo se sia vero che lo crede colpevole di cospirazione. A questo punto Edipo lo accusa apertamente di aver ucciso Laio. A sua difesa Creonte afferma di non avere nessun interesse per il trono di Tebe. Nel frattempo interviene Giocasta, vedova di Laio e ora moglie di Edipo, per riappacificare i due. Inoltre Giocasta invita Edipo a non ascoltare nessun oracolo, infatti anche Laio era stato sottoposto a un oracolo il quale diceva che sarebbe stato ucciso dal figlio, cosa che non avvenne. Sentendo queste parole Edipo rimase turbato e, sotto richiesta della moglie, raccontò che lui era principe ereditario di Corinto, figlio del re Polibo e un giorno gli venne predetto che avrebbe ucciso il padre e sposato la madre. Sconvolto da quella profezia, Edipo aveva deciso di fuggire da Corinto ma, sulla strada per Tebe, aveva avuto un alterco sanguinoso con uno sconosciuto nello stesso luogo in cui venne ucciso Laio.  

A questo interviene nuovamente il coro che si domanda se quell’uomo incontrato da Edipo fosse Laio e lo invita a non trarre conclusioni affrettate e ad ascoltare le parole del testimone dell’omicidio. 

 TERZA SEZIONE 

La terza sezione inizia con l’avvento del coro il quale è turbato dalla diffidenza di Giocasta nell’ascoltare gli oracoli. Inoltre  ammonisce coloro che pretendono di violare le leggi imposte dagli dei  e si sofferma nel dire che gli uomini quando non riconoscono la giustizia divina intraprendono il sentiero della superbia. Col susseguirsi della narrazione un messaggero, proveniente da Corinto, informa Edipo della morte del re Polibo. Nel sentire queste parole Edipo si rassicura perché adesso è certo di non aver ucciso suo padre. A questo punto a Edipo resta solamente di far chiarezza sulla profezia riguardante la madre. Il messaggero, venuto a conoscenza del dubbio di Edipo, gli rivela che quando lavorava, come pastore, sul monte Citerone un servo di Laio gli aveva portato Edipo neonato che fu affidato da lui al re Polibo. Edipo, una volta comprese le sue origini, ordinò di convocare quel servo di Laio. Giocasta, odendo questo ordine e capendo chi fosse veramente suo marito lo supplica di non continuare le ricerche, ma Edipo non la ascoltata.  

Il coro, durante lo stasimo, è entusiasta poiché Edipo è vicino a conoscere le sue radici. Dopodiché arriva il servo di Laio, atteso da Edipo con impazienza. Il servo, tempestato di domande dal re, il quale vuole sapere tutta la verità, conferma che aveva ricevuto il bambino con l’ordine di ucciderlo. Tuttavia il servo impietosito impietosito al posto di ucciderlo lo aveva consegnato al pastore, che lo aveva portato a corinto. 

Dopo essere venuto a conoscenza della verità Edipo rientra nel suo palazzo gridando: “Luce, ti veda per l’ultima volta, io che, ormai evidente, fui generato da chi non dovevo, con chi non dovevo mi congiunsi, e chi non era lecito uccidere uccisi”. 

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Sara, Carlotta, Federico, Tommaso

II SEZIONE 

Nella seconda sezione l’oracolo (la voce di Apollo) è assimilato a un tafano che ronza intorno al colpevole (rappresentato come un toro che fugge) e lo bracca senza lasciargli tregua. Il coro inoltre si interroga sulla progenie del nonno di Edipo, sulla stirpe insanguinata dei delitti. Il coro si trova in uno stato drammatico di confusione: da una parte è fedele ad Edipo, dall’altra comincia a sentire dei turbamenti, ha delle idee confuse. 

La seconda sezione riprende, dopo l’intervento del coro, la questione del litigio tra Creonte ed Edipo. Quest’ultimo sta infatti accusando Creonte, fratello di Giocasta e dunque suo cognato, di voler prendere il suo posto sul trono e di essersi accordato con l’indovino Tiresia per scacciarlo da Tebe. Nel dialogo tra Creonte ed Edipo, il primo si difende dalle accuse sostenendo di non aver mai voluto diventare re in quanto, essendo il fratello della regina, ha diritto ad ugual potere dei due regnanti. Gli conviene quindi restare nella sua situazione attuale così da non dover prendere delle decisioni controvoglia. 

Nel caso in cui Edipo non creda alle sue parole, Creonte gli dice di rivolgersi direttamente a Tiresia. Giunge Giocasta e domanda ai due i motivi di tanto litigio. Creonte le risponde che Edipo vuole o cacciarlo dalla patria o condannarlo a morte, poiché ritiene che trami contro di lui. Giocasta assicura Edipo che spesso gli indovini possono dare profezie sbagliate facendogli anche degli esempi, uno dei quali riferito alla morte di Laio. Le è stato detto che egli morì assassinato all’incrocio di tre strade carraie. Fornendo ulteriori informazioni, Edipo capisce che potrebbe essere stato lui l’artefice dell’assassinio di Laio. Giocasta inoltre aggiunge che della scorta è sopravvissuto un solo uomo che, una volta tornato nel regno e scoperto della salita al potere di Edipo, supplicò Giocasta di lasciarlo andare a lavorare nei campi in modo tale da stare il più possibile lontano da Tebe.  

Edipo domanda se sia possibile convocare immediatamente tale servo al suo cospetto poiché indeciso su come affrontare tale situazione. Edipo si confida con Giocasta raccontandole l’intera storia: suo padre era Polibo di Corinto e sua madre Merope dorica, durante un banchetto un uomo ubriaco lo chiama bastardo e, turbato, si interroga per giorni sull’accaduto. Egli viene rassicurato più volte dai regnanti di Corinto ma, ancora dubitante, decide di recarsi dall’indovino Tiresia che gli rivela la sua sorte (Edipo ucciderà suo padre e prenderà in moglie sua madre). Spaventato, si allontana da Corinto e, dirigendosi verso Tebe, ha una discussione accesa con un uomo e il suo seguito, conclusa con la morte di questi ultimi. Edipo insiste perché Giocasta mandi qualcuno a chiamare il pastore, poiché se quest’ultimo confermasse che ad uccidere il re Laio è stato un gruppo di banditi, allora egli sarebbe scagionato. 

 

III SEZIONE  

Nella terza sezione Giocasta comunica che si sarebbe recata al tempio per fare dei doni ad Apollo Liceo, in cambio che egli concedesse loro una liberazione purificatrice. Nel mentre giunge un messaggero con l'annuncio che Polibo, re di Corinto, è morto per malattia, data la sua età avanzata, e dunque che Edipo sarebbe diventato a breve il nuovo sovrano della città. Grazie alle sue parole, si conferma il sospetto di Edipo e Giocasta riguardo alle previsioni, in quanto l'uomo che Edipo considera suo padre è morto di morte naturale, non per causa sua. Edipo confessa al messaggero che lui stesso si è esiliato dalla città di Corinto a causa di una profezia e che non ha ancora intenzione di tornarci poiché spaventato dall’eventuale matrimonio con la madre Merope. Il messaggero però rivela che egli non è figlio di Polibo e Merope, bensì è stato lui stesso a consegnarlo nelle mani dei sovrani, in quanto non riuscivano ad avere figli, dopo averlo ricevuto da un pastore sul monte Citerone. Edipo si domanda se costui fosse lo stesso uomo mandato a chiamare in precedenza e Giocasta, che ha compreso la tragica verità, cerca di convincerlo ad abbandonare la sua volontà di sapere, ma egli insiste, perciò fugge all’interno del palazzo. Giunge il pastore ed Edipo gli domanda minacciosamente se conoscesse il messaggero e da chi gli venne consegnato il bambino. Egli, che inizialmente si mostra reticente nel voler rispondere, alla fine confessa che fu proprio Laio ad affidargli il neonato affinché lo uccidesse, poiché una profezia diceva che avrebbe ucciso suo padre, ma mosso da pietà lo consegnò al messaggero. Edipo realizza quindi chi fossero i suoi veri genitori e rientra disperato nel palazzo. 

 

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CORREZIONE DI SARA, CARLOTTA, FEDERICO, TOMMASO

II SEZIONE

Nella seconda sezione l’oracolo (la voce di Apollo) è assimilato a un tafano che ronza intorno al colpevole (rappresentato come un toro che fugge) e lo bracca senza lasciargli tregua. Il coro inoltre si interroga sulla progenie del nonno di Edipo, sulla stirpe insanguinata dei delitti. Il coro si trova in uno stato drammatico di confusione: da una parte è fedele ad Edipo, dall’altra comincia a sentire dei turbamenti, ha delle idee confuse.

La seconda sezione riprende, dopo l’intervento del coro, la questione del litigio tra Creonte ed Edipo. Quest’ultimo sta infatti accusando Creonte, fratello di Giocasta e dunque suo cognato, di voler prendere il suo posto sul trono e di essersi accordato con l’indovino Tiresia per scacciarlo da Tebe. Nel dialogo tra Creonte ed Edipo, il primo si difende dalle accuse sostenendo di non aver mai voluto diventare re in quanto, essendo il fratello della regina, ha diritto ad ugual potere dei due regnanti. Gli conviene quindi restare nella sua situazione attuale così da non dover prendere delle decisioni controvoglia.

Nel caso in cui Edipo non creda alle sue parole, Creonte gli dice di rivolgersi direttamente a Tiresia. Giunge Giocasta e domanda ai due i motivi di tanto litigio. Creonte le risponde che Edipo vuole o cacciarlo dalla patria o condannarlo a morte, poiché ritiene che trami contro di lui. Giocasta assicura Edipo che spesso gli indovini possono dire profezie sbagliate, facendogli anche degli esempi, uno dei quali riferito alla morte di Laio. A Giocasta è stato detto che quest’ultimo morì assassinato all’incrocio di tre strade carraie. Fornendo ulteriori informazioni, Edipo capisce che potrebbe essere stato lui l’artefice dell’assassinio di Laio. Giocasta inoltre aggiunge che della scorta è sopravvissuto un solo uomo che, una volta tornato nel regno e scoperto della salita al potere di Edipo, supplicò Giocasta di lasciarlo andare a lavorare nei campi in modo tale da stare il più possibile lontano da Tebe. 

Edipo domanda se sia possibile convocare immediatamente tale servo al suo cospetto poiché indeciso su come affrontare tale situazione. Edipo si confida con Giocasta raccontandole l’intera storia: suo padre era Polibo di Corinto e sua madre Merope dorica, durante un banchetto un uomo ubriaco lo chiama bastardo ed Edipo, turbato, si interroga per giorni sull’accaduto. Egli viene rassicurato più volte dai regnanti di Corinto ma, ancora esitante, decide di interpellare l’oracolo che gli rivela la sua sorte (Edipo ucciderà suo padre e prenderà in moglie sua madre). Spaventato, si allontana da Corinto e, dirigendosi verso Tebe, ha una discussione accesa con un uomo e il suo seguito, conclusa con la morte di questi ultimi. Edipo insiste perché Giocasta mandi qualcuno a chiamare il pastore, poiché se quest’ultimo confermasse che ad uccidere il re Laio è stato un gruppo di banditi, allora egli sarebbe scagionato.

III SEZIONE 

Nella terza sezione Giocasta comunica che si sarebbe recata al tempio per fare dei doni ad Apollo Liceo, in cambio che egli avesse concesso loro una liberazione purificatrice. Nel mentre giunge un messaggero con l'annuncio che Polibo, re di

Corinto, è morto per malattia, data la sua età avanzata, e dunque che Edipo sarebbe diventato a breve il nuovo sovrano della città. Grazie alle sue parole, si conferma il sospetto di Edipo e Giocasta riguardo alle previsioni, in quanto l'uomo che Edipo considera suo padre è morto di morte naturale, non per causa sua. Edipo confessa al messaggero che lui stesso si è esiliato dalla città di Corinto a causa di una profezia e che non ha ancora intenzione di tornarci poiché spaventato dall’eventuale matrimonio con la madre Merope. Il messaggero però rivela che egli non è figlio di Polibo e Merope, bensì è stato lui stesso a consegnarlo nelle mani dei sovrani, in quanto non riuscivano ad avere figli, dopo averlo ricevuto da un pastore sul monte Citerone. Edipo si domanda se costui fosse lo stesso uomo mandato a chiamare in precedenza e Giocasta, che ha compreso la tragica verità, cerca di convincerlo ad abbandonare la sua volontà di sapere, ma egli insiste, perciò, fugge all’interno del palazzo. Giunge il pastore ed Edipo gli domanda minacciosamente egli conosce il messaggero e da chi gli venne consegnato il bambino. Egli, che inizialmente si mostra reticente nel voler rispondere, alla fine confessa che fu proprio Laio ad affidargli il neonato affinché lo uccidesse, poiché una profezia diceva che avrebbe ucciso suo padre, ma mosso da pietà lo consegnò al messaggero. Edipo realizza quindi chi fossero i suoi veri genitori e rientra disperato nel palazzo. 

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Lisa,   Ettore,   Andrea T., Filippo M.

Seconda sezione 

La seconda sezione inizia con la ripresa dello scontro tra Edipo e Creonte. Edipo non credendo a ciò che gli era stato detto da Tiresia sospetta che l’indovino sia in combutta con Creonte per scacciarlo da Tebe. Creonte però sostiene di non aver nessun interesse nell’ambire al trono in quanto fratello della regina avrebbe gli stessi diritti e potere dei regnanti. Per placare gli animi interviene Giocasta che calma Edipo assicurandogli che spesso gli indovini sbagliano. Per confermare questa sua affermazione riporta la testimonianza della predizione fatta a Laio, infatti, gli era stato annunciato di morire per mano di suo figlio, ma come affermato da Creonte erano stati dei furfanti. Giocasta raccontando questa storia aggiunge dei particolari riguardo alla strada nella quale è stato ucciso Laio, Edipo riconosce quel posto come quello dove aveva ucciso lo sconosciuto, quindi decide di indagare sulla questione. La seconda sezione si conclude con Edipo che confessa le proprie paure a Giocasta.

Terza sezione

La terza sezione comincia con un dialogo tra Edipo e Giocasta, dove il primo deve attendere l’arrivo del testimone che vide l’uccisione di Laio. Secondo quello che dirà, se l’assassino di Laio non è uno solo, Edipo può stare tranquillo poiché non sarebbe lui l’assassino.Giocasta tiene conto della possibilità che la morte di Laio sia avvenuta per mano del figlio.Edipo, quindi, spiega a Giocasta l’uccisione per mano sua di Laio, che non sapeva essere tale, e la predizione che aveva avuto in fanciullezza.Intanto da un messaggero si scopre della morte del re di Corinto, e del conseguente subentrare di Edipo al suo posto.Lui però, intento nella realizzazione della verità insiste a parlare della profezia interrogando l’ambasciatore, scopertosi il pastore che anni prima aveva affidato Edipo a Polibio, se la regina di Corinto fosse effettivamente sua madre naturale. Una risposta negativa smuove ulteriormente l’animo di Edipo che fa chiamare il servitore di Laio che aveva affidato il neonato, figlio di Giocasta all’ambasciatore.

Si scopre che il neonato era stato affidato al servo per ucciderlo, che però gli ha provocato pena e non l’ha ucciso e invece l’ha affidato all’ambasciatore/pastore.Edipo capisce di essere colui di cui si parla nelle profezie e si dispera, non vuole più vedere la luce del giorno.

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CORREZIONE DI Ettore,Lisa, Andrea T., Filippo M.

Seconda sezione

La seconda sezione inizia con la ripresa dello scontro tra Edipo e Creonte. Edipo, non credendo a ciò che gli era stato detto da Tiresia, sospetta che l’indovino sia in combutta con Creonte per scacciarlo da Tebe. Creonte però sostiene di non aver nessun interesse nell’ambire al trono, poiché è il fratello della regina e avrebbe gli stessi diritti e potere dei regnanti. Per placare gli animi interviene Giocasta, che calma Edipo assicurandogli che spesso gli indovini sbagliano. Per confermare questa sua affermazione riporta la testimonianza della predizione fatta a Laio: gli era stato annunciato di morire per mano di suo figlio, invece come affermato da Creonte, sarebbero stati dei furfanti. Giocasta, raccontando questa storia, aggiunge dei particolari riguardo alla strada nella quale è stato ucciso Laio. Edipo riconosce quel posto come quello dove aveva ucciso lo sconosciuto, quindi decide di indagare sulla questione. La seconda sezione si conclude con Edipo che confessa le proprie paure a Giocasta.

Terza sezione

La terza sezione comincia con un dialogo tra Edipo e Giocasta, il primo sta attendendo l’arrivo del testimone che vide l’uccisione di Laio. Secondo quello che dirà, se l’assassino di Laio non è uno solo, Edipo può stare tranquillo poiché non sarebbe lui l’assassino. Giocasta tiene conto della possibilità che la morte di Laio sia avvenuta per mano del figlio. Edipo, quindi, spiega a Giocasta l’uccisione di Laio, avvenuta per mano sua, seppur il re non fosse a conoscenza dell’identità della vittima, e la predizione che aveva avuto in fanciullezza. Intanto da un messaggero si scopre della morte del re di Corinto, e del conseguente subentrare di Edipo al suo posto. Lui però, intento a realizzare la verità, insiste a parlare della profezia interrogando l’ambasciatore, scopertosi il pastore che anni prima aveva affidato Edipo a Polibio, se la regina di Corinto fosse effettivamente sua madre naturale. Una risposta negativa smuove ulteriormente l’animo di Edipo che fa chiamare il servitore di Laio che aveva affidato il neonato figlio di Giocasta all’ambasciatore.

Si scopre che il servo avrebbe dovuto uccidere il neonato, il quale però ha suscitato in lui pena, spingendolo ad affidarlo al nunzio. Edipo capisce di essere colui di cui si parla nelle profezie e si dispera,  dichiara di non voler più vedere la luce del giorno.

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Francesco,  Filippo C., Lorenzo, Martina, Sergiu

SECONDA SEZIONE

 

La seconda sezione ha inizio con il primo stasimo del coro. Il coro si interroga inizialmente su chi sia l’uccisore di Laio e canta che per lui converrebbe mettersi al riparo in vista dell’ira che ha scatenato nel figlio di Zeus, il dio Apollo. Inoltre riferisce che l’oracolo di Delfi impone che tutti vadano a caccia dell’assassino di Laio e infine manifesta la sua incertezza di fronte alle parole dell’indovino Tiresia. 

Il coro esprime un forte turbamento ed assimila l 'oracolo ad un tafano che gira intorno al colpevole in fuga. Quindi, pur rimanendo fedele al re di Tebe, comincia a percepire dei turbamenti. 

 

In seguito a questa premessa inizia il secondo episodio con la comparsa di Creonte che, di fronte ai cittadini, manifesta il suo disaccordo nei confronti delle accuse di Edipo. 

Quest’ultimo infatti non crede alle parole dell’indovino che lo accusa e sostiene che abbia preso accordi con Creonte. Se Edipo fosse stato cacciato dalla città, come ordinato dall’oracolo, Creonte sarebbe diventato re. Successivamente Edipo arriva ad accusare il cognato di aver ucciso Laio.

Così si scatena una lite tra i due che viene placata solo dall’intervento di Giocasta. Questa rassicura il marito affermando che nessun mortale è capace di prevedere il futuro, compreso Tiresia. Per dimostrare questa affermazione riporta la storia di Laio, a cui era stata predetta una morte per mano del figlio, ma quest’ultimo era stato abbandonato e Laio era stato ucciso da alcuni briganti. 

Questo però risveglia un sospetto in Edipo che domanda a Giocasta se al momento della morte Laio apparisse modesto o fosse accompagnato e onorato come si fa con un sovrano. 

Al sentire la risposta della moglie si conferma il sospetto di Edipo, che si rende conto che l’indovino potrebbe avere ragione. 

Tutto il resto della seconda sezione è costituito dal racconto di Edipo che mette Giocasta a conoscenza della sua storia (racconto che chi guardava la tragedia già conosceva, essendo parte del mito di Edipo). 

L’unica speranza per il re è costituita da un servo sopravvissuto all’assassinio di Laio che potrebbe non riconoscere Edipo come l’omicida. 

 TERZA SEZIONE

Il coro inizia spiegando la negatività dell’eccesso e dell’arroganza.

Nella casa del re arriva un messaggero, che chiede di poter conferire con Edipo in persona. Porta la notizia della morte di Polibo e del conseguente titolo di sovrano sui suoi territori per Edipo. Questo solleva apparentemente il re e la moglie dalle loro preoccupazioni. Se infatti Polibo è morto in modo naturale, l’oracolo secondo cui sarebbe stato Edipo ad ucciderlo sarebbe sbagliato. Allo stesso modo anche l’oracolo che vede Edipo uccisore di Laio potrebbe essere impreciso. 

Tuttavia il messaggero porta un’altra notizia. Sa che Polibo non era il padre naturale di Edipo. Sarebbe stato proprio il messaggero che, dopo aver ricevuto Edipo da un pastore, l'avrebbe consegnato a Polibo.

Il corifeo suggerisce al re di Tebe che questo pastore potrebbe essere lo stesso servo che aveva assistito all’assassinio di Laio. Giocasta però non condivide lo stesso entusiasmo del marito perché comprende che andando avanti nelle ricerche potrebbe scoprire un’amara verità. Nonostante le suppliche, Edipo non vuole che la verità gli rimanga oscura, e manda a chiamare il servo di Laio. Risulta particolarmente interessante il vedere Edipo alla caccia di prove che finiranno con il condannare sé stesso. 

Trova qui spazio il terzo stasimo del coro, in cui parla in prima persona ed introduce il quarto episodio. 

Fa ingresso nella corte il tanto atteso servo. Dopo aver riconosciuto il messaggero come un pastore con cui aveva condiviso un lungo periodo ed al quale aveva affidato un bambino, il servo cede alle minacce di Edipo e confessa che quel neonato, proprio l'attuale re di Tebe, gli era stato consegnato da Giocasta ed era probabilmente il figlio di Laio. Edipo finalmente comprende e si dispera perché quello che ha sempre cercato di evitare è ormai compiuto, arrivando a desiderare di non vedere mai più luce.

 

 

 


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