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Concepire un commento (stile solito: citazioni in italiano e latino) di circa 1000/1200  parole, comprese le citazioni, di queste due selezioni di esametri tratti  dall'Eneide. Per realizzare il commento occorre servirsi di tutti i materiali pubblicati sul blog inerenti a Virgilio. Aggiungo una sintesi dei contenuti dell'Eneide al fondo di questo post che possa servire come minima guida.  

VIRGILIO - ENEIDE – LIBRO VI 450-493 - L'incontro nell'Averno con Didone

 Inter quas Phoenissa recens a vulnere Dido / errabat silva in magna; quam Troius heros / ut primum iuxta stetit agnouitque per umbras obscuram, / qualem primo qui surgere mense aut videt / aut vidisse putat per nubila lunam, / demisit lacrimas dulcique adfatus amore / est: 'infelix Dido, verus mihi nuntius ergo / venerat exstinctam ferroque extrema secutam? / funeris heu tibi causa fui? per sidera iuro, / per superos et si qua fides tellure sub ima est, / invitus, regina, tuo de litore cessi. / Sed me iussa deum, quae nunc has ire per umbras, /per loca senta situ cogunt noctemque profundam, / imperiis egere suis; nec credere quiui / hunc tantum tibi me discessu ferre dolorem. / Siste gradum teque aspectu ne subtrahe nostro. / Quem fugis? extremum fato quod te adloquor hoc est.' / Talibus Aeneas ardentem et torua tuentem / lenibat dictis animum lacrimasque ciebat. / Illa solo fixos oculos aversa tenebat / nec magis incepto vultum sermone mouetur  / Quam si dura silex aut stet Marpesia cautes. / Tandem corripuit sese atque inimica refugit / in nemus umbriferum, coniunx ubi pristinus illi /respondet  curis aequatque Sychaeus amorem. / Nec minus Aeneas casu percussus iniquo / prosequitur lacrimis longe et miseratur euntem.

Tra queste donne vagava nella grande selva Didone con la ferita recente; appena Enea le fu vicino e la riconobbe in mezzo alle ombre, oscuramente, come chi scorge o crede di scorgere all’inizio del mese la luna in mezzo alle nubi, pianse e le si rivolse con dolce amore: “Infelice Didone, era dunque vera la notizia che ti eri uccisa col ferro, compiendo la scelta suprema? Io sono stato la causa della tua morte? Eppure ti giuro sulle stelle, sugli dei, e se qualcosa fa fede sotto la terra, malvolentieri, regina, ho lasciato il tuo paese. Ma il comando divino che adesso mi fa andare in mezzo alle ombre, per luoghi squallidi e desolati, nel buio profondo, mi obbligò col suo potere, e non potevo credere che la mia partenza t’avrebbe dato tanto dolore. Fermati, non ti sottrarre al mio . sguardo. Chi fuggi? Per destino, è questa l’ultima volta che posso parlarti”. Con queste parole Enea cercava di addolcire la donna ardente, torva nel volto, e versava lacrime. Lei senza guardarlo teneva gli occhi fissi per terra. Le parole di Enea non cambiavano l’espressione del suo volto più che se fosse di pietra o di marmo. Alla fine si scosse e si rifugiò, ostile, nel bosco ombroso, dove il primo marito, Sicheo, risponde al suo affanno e ricambia il suo amore. Nondimeno Enea, sconvolto dall’iniqua sciagura, la segue a lungo nel suo cammino, e la commisera, e piange.

XII libro, versi conclusivi - Enea uccide Turno

´ stetit acer in armis
Aeneas volvens oculos dextramque repressit;
et iam iamque magis cunctantem flectere sermo 940
coeperat, infelix umero cum apparuit alto
balteus et notis fulserunt cingula bullis
Pallantis pueri, victum quem vulnere Turnus
straverat atque umeris inimicum insigne gerebat.
Ille, oculis postquam saevi monimenta doloris 945
exuviasque hausit, furiis accensus et ira
terribilis: ´tune hinc spoliis indute meorum
eripiare mihi? Pallas te hoc vulnere, Pallas
immolat et poenam scelerato ex sanguine sumit.´
Hoc dicens ferrum adverso sub pectore condit 950
fervidus; at illi solvuntur frigore membra
vitaque cum gemitu fugit indignata sub umbras.

Enea si fermò, armato e furibondo: roteava  occhi e contraeva la mano. Le parole di Turno avevano quasi fatto breccia in lui, quand'ecco che in cima alla spalla di Turno vide balenare le ben note armi, la cinta del giovane Pallante, le cui  cinghie borchiate risplendettero. Quel Pallante che Turno aveva abbattuto, ferito a morte, e di cui ora portava sulle spalle il trofeo. Quello, fissato lo sguardo su questa crudele memoria di dolore,  in preda alla furia  e ridiventato terribile, disse: ti dovrei risparmiare, così come ti presenti, con addosso le spoglie dei miei compagni ? E' Pallante a ferirti a morte, Pallante a farti pagare il fio del sangue sparso da una scellerata violenza”. Dicendo questo affonda, furibondo, la spada proprio nel petto: si irrigidiscono le membra di Turno e l'anima sua si dilegua, gemendo sdegnata,  fra le ombre del regno sotterraneo. CB

L'Eneide, composta da 12 libri di esametri,  è modellata sull'Odissea (in particolare i primi sei libri) e sull'Iliade (i rimanenti sei, per quanto riguarda l'argomento guerresco prevalente). Le peregrinazioni di Enea, ricostruite dal I al V libro, culminano nel VI con la discesa nell'Averno e la visione dei Campi Elisi.  Dal  7° al 12° libro viene cantata la guerra che Enea conduce nel Lazio come alleato del re Latino per sconfiggere  Turno, re dei Rutuli, che prima dell'arrivo di Enea era alleato di Latino, la cui figlia Lavinia avrebbe dovuto sposare (Latino, invece, la promette a Enea).  Le vicende di questa seconda sezione hanno anche riscontro con le lotte di Ulisse coi Proci nei libri dal 13°al 24° dell'Odissea. Indipendente dai poemi omerici è il secondo libro dell'Eneide, che narra la distruzione di Troia e che Virgilio derivò da poemi ciclici, da tragici, da mitografi, da rappresentazioni figurate. Il quarto libro, che narra dello sbarco in Africa, è interamente dedicato all'amore fra Enea e  Didone. 

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