IL SOGNO ISTRUISCE PIU' DELLA REALTA' - LAVORI VOSTRI (IN GIALLO VERSIONE ORIGINALE)

Giuseppe

 Il sogno istruisce Sigismondo anche più della realtà 

Calderón de la Barca drammaturgo del XVII secolo vive in pieno il cambio di paradigma e il barocco, con il suo stile scenografico e illusorio che riporta nelle sue opere come nella “La vita è sogno” in cui mischia realtà e sogno. Racconta l storia di un tal Sigismondo, figlio del re Basilio, che ha sempre vissuto in una torre isolata dal mondo, perché per i veggenti sarebbe stato un sovrano crudele. Questa sfida al fato prosegue finché il padre non decide di fare un esperimento, toglie il figlio preleva il figlio nella notte e lo fa svegliare nella corte reale. Questo sconvolge Sigismondo, ha sognato fino ad ora o adesso sto sognando? Il re aveva studiato tutto a fondo, infatti casomai il figlio non si fosse dimostrasse in grado di comportarsi rettamente lo avrebbe riportato indietro nella torre. L’esperimento va male e per non suscitare nell’animo dl figlio un tormento insopportabile viene fatto addormentare così che creda che è stato solamente un sogno molto dettagliato restando sempre prigioniero. Dire "il sogno istruisce più della realtà" mette in rilievo come abbia imparato più dal sogno che dalla realtà vera e propria. Sognare costringe a confrontarsi con le proprie paure e debolezze, e aiuta a crescere come persone. Nella realtà tutto è precario e soggetto a svanire da un momento all’altro proprio come il sogno, quindi apprende che conviene imparare a dare un senso da soli alle cose che si fanno possibilmente sotto il segno della rettitudine e della giustizia. Questa affermazione può essere interpretata anche in un senso più ampio, suggerendo che l'esperienza immaginaria può avere un impatto significativo sulla nostra vita. Il sogno è una metafora dell'esperienza umana, la realtà è spesso un'illusione e il significato della vita può essere trovato solo attraverso l'esplorazione della nostra coscienza. 


Calderón de la Barca, drammaturgo del XVII secolo, mette a frutto nel suo stile l'inclinazione al gusto scenografico e quasi illusionistico tipico del periodo barocco, dominante all'epoca in cui vive. Ne è una prova, tra le sue opere, La vita è sogno, in cui fra vita e sogno viene a crearsi un interscambio dai molteplici significati metaforici. Nel dramma Sigismondo, figlio del re Basilio, ha sempre vissuto in una torre isolata dal mondo, per volontà del padre che, convinto di saper leggere i responsi delle stelle, aveva appreso che sarebbe diventato un sovrano crudele. Conduce così una sfida nei confronti del fato, che prosegue finché non decide di fare un esperimento: ordina di prelevare il figlio dalla torre mentre dorme e di farlo risvegliare nel palazzo di corte. Sigismondo ne è inizialmente sconvolto: ha sognato di essere prigioniero o sta sognando di essere un principe di casa reale? Basilio, peraltro, conduce l'esperimento con tutte le cautele: se il figlio non si dimostrasse in grado di comportarsi rettamente, lo farebbe riportare nella torre, inducendolo a credere di aver sognato. L’esperimento conferma l'indole mal orientata di Sigismondo, che si dimostra addirittura efferato. Basilio quindi, come previsto, ma anche per una sorta di delicatezza nei confronti di Sigismondo, ovvero per non suscitare nell’animo del figlio un tormento insopportabile, lo fa addormentare, così che creda che sia stato solamente un sogno molto vivido. Sostenere che il sogno istruisca più della realtà equivale, in prima battuta, a mettere in rilievo come il prigioniero abbia imparato più dal sogno che dalla realtà vera e propria. In effetti Sigismondo, dopo aver perso tutto, ossia essere ritornato prigioniero dopo aver sperimentato la libertà di essere re, impara a non lasciare unicamente spazio alle sue pulsioni e al suo desiderio di vendetta. Il dramma è costruito in modo da rendere verosimile questo insegnamento, perché a Sigismondo è dato di vivere in una simulazione di sogno. A    questo si aggiunge il fatto, più volte rimarcato nel dramma, che nella realtà tutto è precario e soggetto a svanire da un momento all’altro, proprio come il sogno di per sé: di qui la convenienza a imparare a dare un senso da soli alle cose che si fanno, possibilmente sotto il segno della rettitudine e della giustizia. Questa affermazione può essere interpretata anche più latamente, suggerendo in qual senso l'esperienza onirica possa avere un impatto significativo sulla nostra vita: il sogno è in effetti una metafora dell'esperienza umana, dato che la vita in sé, compresi quelli che denominiamo successi e insuccessi, è caratterizzata da labilità, fugacità e apparenza, sicché il significato della vita può forse essere trovato solo attraverso l'esplorazione della nostra coscienza. 

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Filippo G.

Il protagonista della commedia, Sigismondo, ha passato tutta la sua esistenza come un prigioniero a causa del volere paterno, intimorito da certi presagi celesti. Viene però un giorno in cui lo stesso padre, che l’ha rinchiuso appena nato, decide di metterlo alla prova facendolo vivere come avrebbe sempre dovuto vivere, come un principe. Il tutto gli viene spacciato come un possibile sogno e Sigismondo, dimostratosi indegno del regno a causa del suo comportamento crudele e feroce, viene addormentato con una pozione e si risveglia nella sua cella in catene. Vive così l’esperienza come una vividissima visione dalla quale è appena rinvenuto. Il contatto con quella che dovrebbe essere la realtà delle cose gli ha insegnato che il sogno, ovvero la vita, è momentaneo e può finire improvvisamente a causa di eventi che eludono dal nostro controllo. E quindi, dato il nostro tempo limitato, dobbiamo scegliere bene come come impiegarlo. Di questa lezione ne fa tesoro e la applica dopo la sua liberazione, durante il suo secondo sogno, la sua seconda possibilità di vivere. Diventa così un uomo che ha compreso appieno i concetti di “memento mori” (ovvero “ricordati che devi morire”, o in questi caso “svegliarti”) e del libero arbitrio, concesso dal piano celeste all’essere umano. Sapendo che potrebbe finire tutto da un momento all’altro, non si interessa più alle cose effimere, quali i desideri di gloria o i piaceri, ma dedica il suo sogno, la sua vita, al bene, anteponendo spesso quello degli altri a al suo; divenendo così un sovrano saggio, virtuoso ed autorevole, malgrado gli oscuri presagi riguardo la sua nascita.


Sigismondo è presentato, all'inizio del dramma, prigioniero in una torre, in cui il padre Basilio l'ha fatto rinchiudere dalla nascita, intimorito da nefasti presagi celesti. Al raggiungimento dell'età adulta, il re decide di metterlo alla prova, facendolo vivere come avrebbe sempre dovuto, come gli spettava per diritto di nascita, ossia come un principe. Sigismondo, però, dimostratosi indegno del regno a causa del suo comportamento crudele e feroce, viene addormentato con una pozione e risvegliato nella sua cella di nuovo in catene. Vive così l’esperienza come una vividissima visione dalla quale sia appena rinvenuto. Il contatto con quella che dovrebbe essere la realtà delle cose gli ha insegnato che il sogno, ovvero la vita, è momentaneo e può finire improvvisamente a causa di eventi che eludono il nostro controllo. E quindi, dato il nostro tempo limitato, dobbiamo scegliere bene come come impiegarlo. Di questa lezione egli fa tesoro, e la applica dopo la sua liberazione, durante il suo secondo sogno, la sua seconda possibilità di vivere. Diventa così un uomo che ha compreso appieno i concetti di memento mori (ovvero ricordati che devi morire o, in questi caso, svegliarti) e del libero arbitrio, concesso dal piano celeste all’essere umano. Sapendo che potrebbe finire tutto da un momento all’altro, non manifesta più interesse per le cose effimere, quali i desideri di gloria o i piaceri, ma dedica il suo sogno, la sua vita, al bene, anteponendo spesso quello degli altri al suo; diviene così un sovrano saggio, virtuoso e autorevole, malgrado gli oscuri presagi riguardo la sua nascita.

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Andrea T.

Il principe Sigismondo, è stato imprigionato dal padre, il re Basilio, fin dalla nascita, poiché una profezia aveva predetto che avrebbe distrutto il regno. Quando Basilio decide di mettere alla prova la profezia e di concedere temporaneamente a Sigismondo il trono, il giovane principe vive un'esperienza onirica in cui si crede re e governa con mano ferrea. Alla fine del sogno, Sigismondo viene riportato nella sua cella e scopre che tutto ciò che ha sperimentato è stato solo un sogno.

Tuttavia, l'esperienza onirica ha un impatto profondo su Sigismondo, che cambia radicalmente il suo comportamento e diventa un governante saggio e giusto. Questo lo porta a confrontarsi con la realtà e ad affrontare la sua situazione con maggior saggezza e maturità.

L'idea centrale del dramma è che la realtà può essere ingannevole e che il sogno può essere un modo più diretto per imparare le lezioni della vita. Il sogno, infatti, permette di sperimentare situazioni che nella realtà potrebbero essere impossibili o pericolose, offrendo così la possibilità di acquisire saggezza e conoscenza senza correre rischi.

In conclusione, La vita è sogno ci mostra come il sogno possa essere un'esperienza educativa e illuminante, che può fornire una visione diversa della realtà e aiutare a crescere e maturare come individui. Questo messaggio ha un'importanza universale e può essere applicato alla vita di ognuno di noi.

Il principe Sigismondo è stato imprigionato dal padre, il re Basilio, fin dalla nascita: leggendo le stelle, questi aveva ottenuto il responso secondo cui il suo discendente sarebbe diventato un tiranno sanguinario, e aveva provveduto a renderlo anticipatamente inoffensivo.   Basilio, quando ormai Sigismondo è adulto,  decide di mettere alla prova la veridicità del responso e di restituirlo  temporaneamente alla sua vera condizione. Lo fa quindi risvegliare nella reggia, come se la prigionia precedente fosse stata un sogno. Mostratosi violento e incontenibile,  Sigismondo viene riportato nella sua cella, come se la vita di corte fosse stata un sogno.

L'esperienza, appunto propostagli come onirica,  ha un impatto profondo su Sigismondo che, nello sviluppo finale del dramma,  cambia radicalmente il suo comportamento e diventa un governante saggio e giusto. Evidentemente il sogno diventa per lui un'ottima palestra di realtà, che lo predispone ad affrontare i compiti che gli spettano con maggior saggezza e maturità.

L'idea centrale del dramma, di là da questa funzione didascalica assegnata alla simulazione onirica descritta,  è che la realtà è di per sé insidiosa e mutevole, persino inconsistente in alcune sue manifestazioni, proprio come il sogno. Riconoscere la labilità e transitorietà tanto dei successi quanto degli insuccessi permette a Sigismondo, istruito in questo dal sogno, di diventare una persona riflessiva, saggia e generosa, come probabilmente non sarebbe accaduto se avesse vissuto solo la sua esperienza reale.

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Eleonora

Sigismondo è vittima di un "sogno organizzato’’, architettato dal padre, il re Basilio, per verificare se la profezia che prevedeva che suo figlio sarebbe divenuto un tiranno spietato si sarebbe verificata. A tal fine il re mise in scena una simulazione per verificare i comportamenti del figlio qualora fosse diventato re; a Sigismondo, che viveva rinchiuso in una torre ,venne fatta bere una pozione sedativa e , al risveglio, gli venne fatto credere che era diventato re – Poiché Sigismondo iniziò a comportarsi come un monarca crudele, causando morte e distruzione, venne riaddormentato e al risveglio gli venne fatto credere che tutto quello che era stato e che aveva compiuto  era stato solamente un sogno.  La realtà della vita vera, viene così profondamente messa in discussione, e il sogno e realtà si confondono. Sigismondo si comporta in un primo momento come un monarca crudele ma l’esperienza del suo ‘’sogno’’ lo cambia profondamente, facendolo diventare generoso e altruista, persino più saggio del padre,  disposto anche a dimenticare tutto ciò che il suo genitore gli ha fatto passare. Il sogno è stato quindi per Sigismondo un’esperienza formativa, che gli ha permesso di maturare e capire i veri valori della vita. È stata la consapevolezza della caducità della vita, ma ancor di più della vanità, la rinuncia a tutto ciò che possedeva, che ha permesso il cambiamento interiore del figlio prigioniero. Il sogno, seppur solamente un’invenzione, ha permesso a Sigismondo di uscire dalla sua prigione, la torre e quindi di vivere per la prima volta, ed è proprio vivendo e sperimentando che si impara e si migliora. 

Sigismondo è vittima di un sogno organizzato, architettato dal padre, il re Basilio, per verificare se la profezia, da lui stesso letta nelle stelle,  secondo cui suo figlio sarebbe divenuto un tiranno spietato, si sarebbe verificata. A tal fine il re mette in scena una simulazione per verificare i comportamenti del figlio qualora diventi re; a Sigismondo, che vive rinchiuso in una torre, ormai diventato adulto, viene quindi fatta bere una pozione sedativa e, al risveglio, gli si fa  credere di essere il sovrano. Poiché Sigismondo inizia a comportarsi come un monarca crudele,  viene riaddormentato e, al risveglio nella solita prigione,  gli si dice che tutto quello che aveva vissuto (nell'arco di una giornata)  era stato solamente un sogno.  La realtà della vita vera viene così profondamente messa in discussione, e  sogno e realtà si confondono. Sigismondo si comporta in un primo momento come un monarca crudele, ma l’esperienza del suo sogno lo cambia profondamente, facendolo diventare generoso e altruista, persino più saggio del padre,  disposto anche a dimenticare tutto ciò che il  genitore gli ha fatto passare, con la sua terribile segregazione. Il sogno è quindi per Sigismondo un’esperienza formativa, che gli permette di maturare e capire cosa, nella vita, rappresenti un valore, per quanto sempre transitorio.  È infatti in particolare la consapevolezza della caducità della vita, ma ancor di più della sua vanità, nonché l'esperienza della perdita di  tutto ciò che possedeva, a permettere  il cambiamento interiore del figlio prigioniero. Il sogno, quindi, compreso anche nel suo significato metaforico oltre che per via della sua simulazione, consente non solo a Sigismondo di uscire dalla sua prigione ma anche di comprendere che cosa significhi per tutti vivere.

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Federico

Durante la vita di ognuno si alternano costantemente la realtà e il sogno. La prima svolge un'operazione particolare e a lei unica, ovvero quella di suggerire alle persone cosa fare e come essere, ma non ha solamente sé come origine dei comportamenti. Da questo punto è possibile comprendere che la realtà contiene delle fragilità che sono quelle che si ritrova a fronteggiare Sigismondo.Nel dramma, si nota come il sogno di qualcuno è organizzato da qualcun altro, portando ad una situazione considerabile anomala rispetto a quelle che generalmente possono caratterizzarne uno. In questo caso è il re Basilio che, portando Sigismondo fuori dalla torre in cui è prigioniero, gli fa credere di essere in un sogno con l’obiettivo di osservare i suoi comportamenti e capire se è possibile che diventi re.Questa categoria specifica definibile come sogno organizzato ha una sua ragione, superiore non solo rispetto a quella della realtà ma anche rispetto alle stelle che fanno da garanti delle giuste decisioni da prendere, in questo caso quelle del re nei confronti del figlio.Nel caso di Sigismondo, il sogno è l’unico che gli permette di fare esperienza e in cui ha libero arbitrio, in quanto vive in una torre imprigionato e senza libertà.Solo alla fine del dramma scopre della fluidità presente al confine tra sogno e realtà e capisce che deve sfruttare il tempo che gli rimane per fare del bene e mostrare tutta la sua umanità. Infatti, nel finale si mostra di essere un principe virtuoso.In conclusione, si arriva ad affermare che il sogno sotto certi aspetti insegna a Sigismondo anche di più rispetto alla realtà, ad esempio su quanto sia importante essere consapevoli del fatto che tutto da un momento all'altro può svanire.

Durante la vita di ognuno si alternano costantemente la realtà e il sogno. La prima svolge un'operazione particolare e a lei unica, ovvero quella di suggerire alle persone cosa fare e come essere, ma non ha solamente sé come origine dei comportamenti. Da qui è possibile comprendere che l'esperienza reale si compone proprio delle medesime fragilità che deve fronteggiare Sigismondo.
Nel dramma viene a crearsi una sorta di anomalia, difficile da verificarsi nella vita reale: si tratta infatti di qualcuno (Sigismondo) il cui sogno è  organizzato da qualcun altro (il padre e re Basilio). In particolare Basilio  porta Sigismondo fuori dalla torre in cui è prigioniero, e poi lo riporta indietro nella torre, facendogli credere, in entrambi i casi, di essere in un sogno, guidato com'è dall’obiettivo di osservare i suoi comportamenti e capire se è possibile che diventi re senza trasformarsi in tiranno. 
Questa categoria specifica, definibile come sogno organizzato, ha una sua ragione, superiore non solo rispetto a quella della realtà, ma anche rispetto alle stelle che fanno da garanti delle giuste decisioni da prendere, in questo caso quelle del re nei confronti del figlio.
Nel caso di Sigismondo, il sogno è l’unico a permettergli di fare esperienza, ed è anche l'unica situazione in cui goda di libero arbitrio, in quanto nella vita reale  vive prigioniero  in una torre.
Solo alla fine del dramma scopre quanto sia fluido il  confine tra sogno e realtà e capisce di dover sfruttare il tempo che gli rimane per fare del bene e mostrare tutta la sua umanità. Nel finale, infatti,  mostra di  essere un principe virtuoso. Il sogno sotto certi aspetti insegna a Sigismondo anche di più rispetto alla realtà: ad esempio  quanto sia importante essere consapevoli del fatto che tutto da un momento all'altro può svanire.

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Lorenzo

Dalla lettura del dramma di Calderon de la Barca si può arrivare ad affermare come Sigismondo sia istruito alla vita principalmente grazie all’esperienza del sogno, piuttosto che durante la sua quotidianità da prigioniero. Sigismondo, infatti, non si trova ad avere a che fare con quella realtà in cui ognuno ha il potere di determinare gli eventi e di decidere le sue azioni, ma piuttosto in una situazione in cui è assente questa componente arbitraria perché c’è chi ritiene la realtà influenzata da comportamenti astrali e lo priva della possibilità di vivere nello stesso mondo degli altri.

Allo stesso modo, oltre che la sua vita terrena, anche il sogno in cui viene coinvolto è organizzato ed arriva ad avere una sua ragione che si staglia al di sopra di quella che appartiene alla realtà. È proprio questo contesto a presentargli per la prima volta la possibilità di scegliere e a permettergli di compiere un percorso istruttivo dal quale apprende come tutto sia caduco, precario, e possa quindi svanire da un momento all’altro esattamente come il sogno di cui era protagonista si è velocemente dileguato a causa del suo comportamento negativo. Capisce che deve sfruttare il tempo a sua disposizione per dare mostra della propria umanità ed uscire dal suo stato di prigionia, perché anche la cosiddetta vita reale è soggetta ad una conclusione improvvisa coincidente con la morte. Arriva a comportarsi da sovrano equo e generoso, che mette le necessità degli altri davanti alle proprie, solo grazie all’esperienza della caducità vissuta con il sogno organizzato. 

Dalla lettura del dramma di Calderon de la Barca si può arrivare ad affermare come Sigismondo sia istruito alla vita principalmente grazie all’esperienza del sogno, piuttosto che durante la sua quotidianità da prigioniero. Sigismondo, infatti, non si trova ad avere a che fare con quella realtà in cui ognuno ha il potere di determinare gli eventi e di decidere le sue azioni, ma piuttosto in una situazione in cui è assente questa componente arbitraria, perché c’è chi ritiene la realtà influenzata da comportamenti astrali e lo priva della possibilità di vivere nello stesso mondo degli altri.

Allo stesso modo, oltre che la sua vita terrena, anche il sogno in cui viene coinvolto è organizzato ed arriva ad avere una sua ragione che si staglia al di sopra di quella che appartiene alla realtà. È proprio questo contesto a presentargli per la prima volta la possibilità di scegliere e a permettergli di compiere un percorso istruttivo dal quale apprende come tutto sia caduco, precario, e possa quindi svanire da un momento all’altro esattamente come il sogno di cui era protagonista si è velocemente dileguato a causa del suo comportamento violento e improntato a sentimenti egoistici e vendicativi. Capisce che deve sfruttare il tempo a sua disposizione per dare mostra della propria umanità e uscire dal suo stato di prigionia, perché anche la cosiddetta vita reale è soggetta a una conclusione improvvisa, definitiva e, in certi casi, vanificante che  coincide con la morte. Arriva perciò a comportarsi da sovrano equo e generoso, che mette le necessità degli altri davanti alle proprie, solo grazie all’esperienza della caducità, vissuta nella sua essenza proprio attraverso  il sogno organizzato

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Martina

Il sogno istruisce Sigismondo anche più della realtà

L’opera di Calderon De La Barca intitolata La vita è sogno, si basa su un tema tutt’ora piuttosto trattato: la difficoltà nel compiere la distinzione tra la realtà e il sogno, che mette in dubbio ogni nostra certezza basilare. All’interno della narrazione si verifica uno scambio tra questi due prodotti che, grazie all’organizzazione di qualcuno che ne tiene le redini attraverso un meccanismo, sono stabiliti e determinati. L’autore in questo modo crea un collegamento con la componente scenografica, che gli permette di creare quindi un’opera basata sull’immaginazione e più precisamente sull’illusione che si scopre essere ciò che maggiormente caratterizza la vita di Sigismondo. Egli infatti, fin dalla sua nascita, ha vissuto rinchiuso all’interno di una torre in quanto prigioniero del re, che non voleva che quanto previsto dal cielo avvenisse. Un giorno, Quest’ultimo decide di portare Sigismondo a corte sotto l’effetto di una pozione, poiché nel caso in cui il protagonista non superi la prova a cui egli lo sottoporrà, sarà destinato a fare ritorno alla torre, dove a quel punto vi rimarrà per il resto della sua vita, credendo che quanto vissuto a corte fosse solamente un sogno. Infatti, fallita la prova, a Sigismondo viene fatto credere di non aver vissuto nulla di quanto egli ricorda.

Riflettendo su quanto accaduto, il protagonista comprende di poter esser libero da se stesso e dagli altri grazie al sogno, che gli permette di esprimere fino in fondo la sua umanità. Il sogno organizzato dunque giunge ad avere una sua logica, superiore a quella della realtà e persino a quella delle stelle, in quanto esso insegna che l’importanza di essere consapevoli del fatto che ogni cosa è precaria, e dunque è soggetta a svanire da un momento all’altro, proprio come il sogno. 

L’opera di Calderon De La Barca intitolata La vita è sogno si basa su un tema universale: quello della labilità delle esperienze terrene, che consideriamo reali, e sulla loro parentela con il sogno, quanto al fatto di essere appunto fugaci e transitorie, predisposte a svanire, persino nella memoria, da un momento all'altro. All’interno della narrazione si verifica uno scambio tra questi due momenti, vita e sogno,  che, grazie all’organizzazione di qualcuno che ne tiene le redini attraverso un meccanismo (ovviamente l'autore del dramma e, all'interno di esso, il re Basilio) sono stabiliti e determinati. L’autore, tra l'altro, crea un collegamento con la componente scenografica, che gli permette di fondare l'opera sull’immaginazione e, più precisamente, sull’illusione, che si scopre essere ciò che maggiormente caratterizza, a livello di trama,  la vita di Sigismondo. Egli infatti, fin dalla sua nascita, ha vissuto rinchiuso all’interno di una torre per decisione del re Basilio, suo padre, che non voleva che quanto egli stesso aveva letto nelle stelle su di lui (che sarebbe diventato un sanguinario tiranno) si verificasse. Un giorno, però, forse colto da un dubbio, Basilio decide di portare Sigismondo a corte sotto l’effetto di una pozione, poiché, nel caso in cui  non superi la prova  dei fatti (dimostrandosi tirannico come previsto dalle stelle), sarà destinato a fare ritorno alla torre, dove a quel punto  rimarrà per il resto della vita, credendo che quanto vissuto a corte sia stato solamente un sogno. Infatti, fallita la prova, a Sigismondo viene fatto credere di non aver vissuto nulla di quanto egli ricorda come reale.

Riflettendo su quanto accaduto, il protagonista però comprende di poter esser libero  grazie all'insegnamento impartitogli dal sogno, che gli permette di esprimere fino in fondo la sua umanità. Il sogno organizzato dunque giunge ad avere una sua logica, superiore a quella della realtà e persino a quella delle stelle, in quanto  insegna a essere consapevoli del fatto che ogni cosa è precaria, e dunque è soggetta a svanire da un momento all’altro, proprio come avviene col sogno. 

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Ettore

Il drammaturgo spagnolo Calderón de la Barca nella sua opera "La vita è sogno", Calderón esplora l'idea che il sogno possa istruire il protagonista Sigismondo in modo più efficace della realtà. 

Sigismondo è un principe imprigionato dal proprio padre, il re Basilio, perché una profezia aveva previsto che sarebbe diventato un tiranno violento. Durante il suo isolamento, Sigismondo ha un sogno in cui si vede libero e al potere. Questo sogno gli dà una prospettiva diversa sulla vita e sul suo destino, aiutandolo a capire la vera natura della libertà e della responsabilità. 

Il sogno di Sigismondo lo istruisce in modo più efficace della realtà perché gli permette di vedere la vita da una prospettiva diversa e di affrontare i suoi problemi in modo differente. Nel sogno, Sigismondo impara a gestire il potere e a rispettare le persone che lo circondano, il che lo aiuta a diventare un governante migliore. Quando alla fine viene liberato dalla prigione, Sigismondo mette in pratica le lezioni apprese nel sogno e si dimostra degno della corona. 

Calderón de la Barca usa il tema del sogno per esplorare l'idea che l'esperienza può essere filtrata attraverso la percezione personale e che la realtà può essere soggettiva. La lezione di Calderón è che il sogno può essere un mezzo per raggiungere la verità e l'illuminazione, e che la realtà può essere compresa solo attraverso una prospettiva diversa. 

In conclusione, il tema del sogno come strumento di istruzione è stato affrontato in modo magistrale da Calderón de la Barca in "La vita è sogno". Il drammaturgo spagnolo ci ricorda che l'esperienza personale è sempre soggettiva e che il sogno può essere un modo per vedere la realtà da una prospettiva diversa. Il sogno di Sigismondo lo istruisce in modo più efficace della realtà, aiutandolo a diventare un governante migliore e a comprendere la vera natura della libertà e della responsabilità. 


Il drammaturgo spagnolo Calderón de la Barca, nella sua opera La vita è sogno, esplora l'idea che il sogno possa istruire il protagonista Sigismondo in modo più efficace della realtà. 

Sigismondo è un principe, imprigionato alla nascita dal proprio padre, il re Basilio, perché una profezia, da lui stesso concepita leggendo le stelle, aveva previsto che sarebbe diventato un tiranno violento. Quando Sigismondo è ormai adulto, il padre, pressato anche dall'esigenza di trovare un successore al trono, decide di metterlo alla prova, portandolo a corte durante il sonno, per fargli credere di essere sempre vissuto lì e di aver sognato di essere prigioniero. Il suo obiettivo è quello di mettere alla prova il responso delle stelle, dando al figlio una possibilità di dimostrare come sia davvero. Sigismondo si comporta molto male e pertanto viene riportato nella torre addormentato: questa volta a essere stato un sogno è la vita a corte.

Una volta istituito questo congegno narrativo, l'autore affida a Sigismondo un'articolata riflessione, al centro della quale è l'idea che il sogno riesca a istruire in modo più efficace della realtà perché permette di vedere la vita da una prospettiva diversa e di affrontare i suoi problemi in modo differente. In seguito al sogno, ad esempio, per via di tutti gli errori che compie, Sigismondo impara a gestire il potere e a rispettare le persone che lo circondano, e riesce così a diventare un governante migliore: quando alla fine viene liberato dalla prigione, mette in pratica le lezioni apprese nel sogno e si dimostra degno della corona. 

La lezione di Calderón è che riconoscere l'analogia che esiste fra sogno è realtà permette di assegnare valore alle decisioni che si prendono e alle responsabilità che si assumono basandosi sull'esperienza e sulla sensibilità nei confronti delle persone con cui si vive, e non su aspettative prive di fondamento.

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Alberto

Nel libro di Calderon de la Barca intitolato “La vita è sogno” Sigismondo apprende maggiormente il comportamento da utilizzare durante la vita quando viene coinvolto nel sogno organizzato. Infatti la sua vita da prigioniero è fortemente influenzata da altri o addirittura da persone che si fanno condizionare da credenze legate agli astri. In passato, suo padre Basilio apprese dalle stelle che Sigismondo sarebbe stato un sovrano molto violento e così decise di rinchiuderlo all’interno di una torre. Perciò è più ragionevole il sogno organizzato rispetto alla realtà che si lega a credenze come possono essere quelle degli astri. Da questo comprende che tutto è in condizioni precarie, tutto può scomparire istantaneamente come un sogno e capisce che anche la vita è molto simile ad un miraggio e perciò deve sfruttarla al meglio per compiere azioni degne e benefiche che mettano in mostra la sua umanità. Per la prima volta Sigismondo diventa padrone del proprio destino.  Siccome un sogno termina nel momento in cui compie un’azione negativa capisce di dover comportarsi al meglio. Una volta appreso questo comportamento tramite il sogno organizzato, decide di vivere una vita giusta affinché possa essere un sovrano onesto ed equo.

Nel dramma di Calderon de la Barca intitolato La vita è sogno, Sigismondo apprende il comportamento da utilizzare durante la vita quando viene coinvolto nel cosiddetto sogno organizzato. Infatti la sua vita da prigioniero è frutto della scelta di suo padre Basilio di isolarlo dal mondo per evitare che si realizzasse quanto aveva appreso dalle stelle: che Sigismondo sarebbe stato un sovrano molto violento. In una sorta di parziale ravvedimento, Basilio decide poi di organizzare il sogno di un risveglio a corte, per verificare quanto fondati possano essere i presagi o le indicazioni che provengono dal cielo. Le lezione impartita dal sogno va oltre le aspettative: Sigismondo ne è istruito anche più di Basilio medesimo, perché comprende che tutto è precario, tutto può scomparire istantaneamente come un sogno e capisce che anche la vita è molto simile ad un miraggio e perciò va sfruttata al meglio per compiere azioni degne e benefiche che avvantaggino prima di tutto gli altri. Così, per la prima volta, Sigismondo diventa padrone del proprio destino, mentre suo padre Basilio viene messo di fronte alla propria limitatezza: ha preteso di comprendere quello che le stelle dicono nel loro criptico linguaggio e ha tentato di ostacolare un corso delle cose che si realizza meglio lasciando spazio al libero arbitrio individuale.

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Virginia

Il protagonista del dramma di Calderon de la Barca è Sigismondo, principe di Polonia, destinato a diventare, secondo una profezia, un crudele tiranno. Per questo motivo il padre, re Basilio, decide di imprigionarlo in una torre per evitare che il presagio si avveri. A un certo punto Basilio decide di fare un tentativo e permette a Sigismondo di uscire dalla torre e succedergli come re, ma quest’ultimo si rivela esattamente come era stato predetto, perciò viene addormentato e nuovamente rinchiuso nella torre. Al suo risveglio, crede che sia tutto un sogno e proprio qui inizia a prendere vita in Sigismondo il processo che lo porterà a decidere di cambiare la sua indole violenta.Sigismondo, infatti, è stato imprigionato in una realtà che non è paragonabile a quella in cui vivono gli altri: tutto è organizzato e lui sembra non essere padrone in nessun modo della vita che conduce. Anche il sogno in cui viene coinvolto è organizzato, ma è proprio questo che gli permette di apprendere che tutto nella vita, e la vita stessa, è caduco, precario e potrebbe svanire in un momento, esattamente come il sogno che si è trovato a vivere, che è sfumato a causa delle sue azioni negative. È proprio grazie al sogno che Sigismondo capisce di dover dare mostra di umanità e generosità e impiegare al meglio il tempo che ancora gli rimane prima che la vita svanisca trasformandosi in morte.

Il protagonista del dramma di Calderon de la Barca è Sigismondo, principe di Polonia, destinato a diventare, secondo una profezia, un crudele tiranno. Per questo motivo il padre, re Basilio, decide di imprigionarlo in una torre per evitare che il presagio si avveri. A un certo punto Basilio decide di fare un tentativo e permette a Sigismondo di uscire dalla torre e succedergli come re, ma quest’ultimo si rivela esattamente come era stato predetto, perciò viene addormentato e nuovamente rinchiuso nella torre. Al suo risveglio, crede che sia tutto un sogno e proprio qui inizia a prendere vita in Sigismondo il processo che lo porterà a decidere di cambiare la sua indole violenta.Sigismondo, infatti, è stato imprigionato in una realtà che non è paragonabile a quella in cui vivono gli altri: tutto è organizzato e lui sembra non essere padrone in nessun modo della vita che conduce. Anche il sogno in cui viene coinvolto è organizzato, ma è proprio questo che gli permette di apprendere che tutto nella vita, e la vita stessa, è caduco, precario e potrebbe svanire in un momento, esattamente come il sogno che si è trovato a vivere, che è sfumato a causa delle sue azioni negative. È proprio grazie al sogno che Sigismondo capisce di dover dare mostra di umanità e generosità e impiegare al meglio il tempo che ancora gli rimane prima che la vita svanisca cancellando ogni cosa.


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Carlotta

Rinchiuso dalla nascita in una torre, Sigismondo non è mai riuscito ad attribuire più di tanto un senso alla sua vita, che invece aveva in programma grandi cose: diventare il successore al trono di suo padre, che l'aveva segregato in una stanza perché le stelle gli avevano previsto che egli non sarebbe stato un buon sovrano e che sarebbe diventato un tiranno. Il re decide però di sottoporre Sigismondo a una prova: essere re per un limitato periodo di tempo per vedere quanto effettivamente la profezia aveva ragione, portandolo nel castello sotto l’effetto di una pozione in modo tale che, nel caso in cui il principe avesse fallito, potesse ritornare nella sua torre e pensare che quel fugace momento di libertà era solamente un sogno. Ma è proprio quel sogno che insegna a Sigismondo cosa vuol dire essere libero, poiché crede momentaneamente di godere di tale privilegio. Il sogno era quindi un effimero episodio di una vita che Sigismondo avrebbe potuto condurre, ma questo sogno era tanto fragile quanto la realtà, che pur dovendo essere chiara e sicura, viene malleata a seconda delle profezie a cui la gente crede. Il sogno in questo caso sembra essere più ragionevole e organizzato della realtà, poiché c’è una sorta di burattinaio che ne regola l’andamento: vita e sogno sono quindi controllati e determinati. Questo meccanismo narrativo ideato da Calderon de la Barca, autore di La vita è sogno, crea sconcerto nel soggetto che poi, per forza di cose, attuerà un processo di formazione di sé. In conclusione il sogno istruisce Sigismondo poichè ricorda ciò che anche l’arte di quel periodo storico con i temi della vanitas e del memento mori ribadiscono di frequente: c’è una certa fragilità e incertezza riguardo alla vita, che a volte risulta tanto effimera quanto il sogno. 

Rinchiuso dalla nascita in una torre, per via di una lettura delle stelle di infausto presagio da parte del padre Basilio, Sigismondo langue nella segregazione, ignaro di cosa significhi vivere davvero. Diventato ormai adulto, e approssimandosi il tempo della successione al trono, viene sottoposto dal padre Basilio a una prova: essere re per un limitato periodo di tempo per vedere quanto effettivamente la profezia avesse ragione, portandolo nel castello sotto l’effetto di una pozione in modo tale che, nel caso in cui il principe avesse mostrato pessime propensioni, potesse ritornare nella sua torre e pensare che quel fugace momento di libertà fosse stato solamente un sogno. Ma è proprio quel sogno orchestrato a insegnare a Sigismondo cosa voglia davvero dire essere libero e padrone del proprio destino: significa dover prendere decisioni tenendo conto soprattutto degli altri, e pochissimo di sé. Il meccanismo ideato all'interno del dramma per sviluppare la vicenda parzialmente fiabesca funge da metafora filosofica: il sogno istruisce Sigismondo poiché ricorda ciò che anche l’arte di quel periodo storico, con i temi della vanitas e del memento mori ribadiscono di frequente, ovvero che c’è una certa fragilità e incertezza riguardo alla vita, che a volte risulta tanto effimera quanto il sogno. 

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Jacopo

Per Sigismondo l'intera esistenza è sogno, e quindi è caratterizzata da illusorietà, fugacità del tempo, inconsistenza delle cose terrene. «Che è la vita? Un’illusione, solo un’ombra, una finzione», così dice in un monologo Sigismondo. L'unica realtà certa è la morte, che svela all'uomo la vera natura dell'esistenza e cioè l'inconsistenza del mondo. Dato che tutta la vita è un sogno, solo il momento della morte conta perché essa sarà come un risveglio improvviso in una dimensione che supera l’esistenza terrena. Ma se la vita è sogno, se il confine tra la realtà e la irreale è così incerto e poco individuabile, ne deriva la necessità di ottenere, più che la gloria terrena che è illusoria, la fama eterna dovuta all’aver ben operato in vita. Infatti, con il suo essere reale e verificabile, la morte spazzerà via tutte le illusioni e i sogni degli uomini, riconducendoli alla vera realtà. Il risveglio che avviene dopo la morte conduce dunque l’uomo in una dimensione ultraterrena nella quale davvero si gode del bene che si è fatto in passato. Di conseguenza, se quando ci troviamo in un sogno, non sapendo di esserci e credendolo vero, l’agire bene non è mai sprecato, perché avrà sempre un premio futuro. In questo senso il sogno aiuta forse più della realtà perché educa alla consapevolezza del fatto che non bisogna accontentarsi di ciò che procura gloria materiale e fugace, e cioè un godimento effimero che poi svanisce come un sogno quando ci si risveglia. Solamente essendo consapevoli di questo si può raggiungere un benessere non transitorio, ma sicuro e permanente.

Per Sigismondo l'intera esistenza è sogno, e quindi è caratterizzata da illusorietà, fugacità del tempo, inconsistenza delle cose terrene. «Che è la vita? Un’illusione, solo un’ombra, una finzione», dice in un celebre monologo Sigismondo. L'unica realtà certa è la morte, che svela all'uomo la vera natura dell'esistenza e cioè l'inconsistenza del mondo. In una prospettiva unicamente cristiana, dato che tutta la vita ha queste caratteristiche illusorie, che l'apparentano al sogno, solo il momento della morte conta, perché essa sarà equiparabile a  un risveglio  in una dimensione ultramondana. Un messaggio che però supera i confini dell'intendimento in chiave cristiana scaturisce da una riflessione su quello che riesce a insegnare il sogno di per sé a Sigismondo in merito alle azioni buone e generose che spetta al soggetto decidere di compiere a favore dei proprio simili, soprattutto nel caso in cui detenga un potere sovrano. Sigismondo, a questo proposito, apprende dal sogno che  il  bene, frutto di riflessione e di assunzione di responsabilità, non è mai sprecato, perché contiene in sé stesso la ricompensa, ovvero nel promuovere la felicità degli altri. Un messaggio altruistico e antiutilitaristico, che travalica sicuramente i confini di un'interpretazione in chiave confessionale del dramma di Calderon. 

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Lisa

Durante la cattività di Sigismondo nella torre, perdurata per i primi anni della sua vita, le alte pareti sono tutto ciò che vede, mentre è immerso in questa dimensione mancante di stimoli di alcun tipo.  

Ma un giorno finalmente, dopo questo lungo periodo di nulla più assoluto, il principe può godere di un fugace momento di realtà. Al suo ritorno nella torre si risveglia intontito, credendo fermamente che la sua avventura non fosse stata nient’ altro che un effimero miraggio. La reminiscenza dell’ esperienza accende in lui una riflessione che in direzione del principale dilemma filosofico affrontato nel dramma di Calderón de la Barca, ovvero l’ analisi della lieve e incerta distanza tra vita e sogno. 

Grazie a questo breve accenno di vita, infatti, Sigismondo realizza quanto sia fondamentale essere consapevoli della caducità di tutto ciò che ci circonda. In fin dei conti ogni cosa è effimera, e può svanire da un momento all’ altro. Proprio per questo, per non lasciare che la vita gli scorra passivamente fra le dita, decide di dare un senso alle proprie azioni, liberarsi dal peso del giudizio personale ed altrui, ed agire secondo giustizia.  

Infatti l’ esperienza turba il protagonista, e fa attivare in lui un processo formativo di miglioramento di sé; motivo per cui diviene un virtuoso sovrano. Grazie al “sogno” (se tale può essere definito), realizza che non è sufficiente distinguere chiaramente la vita dal miraggio, ed è necessario comprendere la precarietà dei nostri possedimenti, desideri ed emozioni, e vivere di conseguenza. 


Durante la cattività di Sigismondo nella torre, perdurata per i primi anni della sua vita, le alte pareti sono tutto ciò che vede, mentre è immerso in questa dimensione priva di stimoli di alcun tipo.  

Ma un giorno finalmente, dopo questo lungo periodo di nulla più assoluto, il principe può godere di un fugace momento di realtà. Al suo ritorno nella torre, si risveglia intontito, credendo fermamente che la sua avventura non sia stata nient’ altro che un effimero miraggio. La reminiscenza dell’ esperienza suscita in lui una riflessione che muove in direzione del principale dilemma filosofico affrontato nel dramma di Calderón de la Barca, ovvero l’ analisi della labile e incerta distanza tra vita e sogno. 

Grazie a questo breve accenno di vita, infatti, Sigismondo realizza quanto sia fondamentale essere consapevoli della caducità di tutto ciò che ci circonda. In fin dei conti ogni cosa è effimera, e può svanire da un momento all’ altro. Proprio per questo, per non lasciare che la vita gli scorra passivamente fra le dita, decide di dare un senso alle proprie azioni, liberarsi dal peso del giudizio personale ed altrui, ed agire secondo giustizia.  

Infatti l’ esperienza turba il protagonista, e fa attivare in lui un processo formativo di miglioramento di sé; motivo per cui diviene un virtuoso sovrano. Grazie al “sogno” (se tale può essere definito), realizza che non è sufficiente distinguere chiaramente la vita dal miraggio, ed è necessario comprendere la precarietà dei nostri possedimenti, desideri ed emozioni, e vivere di conseguenza. 

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Sara

Il protagonista della commedia filosofia “La vita è sogno” di Calderón de la Barca è Sigismondo, principe di Polonia, che vive imprigionato in una torre sperduta, poiché suo padre, re Basilio, ne ha ordinato la reclusione dopo aver saputo di una profezia: egli, una volta incoronato, diventerà un tiranno violento e crudele.  

Basilio, però, decide di fare un tentativo, trasferendolo privo di sensi a corte, per verificare se sia possibile che l’intelligenza umana possa prevalere sul fato. Sigismondo, dimostratosi esattamente come previsto, viene riaddormentato e riportato nella torre, dove si risveglia credendo che sia stato tutto un sogno. 

Una rivolta popolare insedia Sigismondo a corte e gli restituisce, dopo aver sconfitto re Basilio, il titolo e il regno. La precedente esperienza ha, però, reso Sigismondo più consapevole, ora reclama la possibilità di essere l’artefice del suo destino. 

Calderon ha sfruttato i due poli opposti della realtà e del sogno per produrre uno scambio di situazione che creasse sconcerto in Sigismondo, un’esperienza fuori dall’ordinario che lo portasse ad innescare un processo di formazione di sé. Al suo risveglio inizia questo processo di autoanalisi, che gli fa realizzare quanto fossero intemperanti le sue azioni e quanto nella realtà tutto sia caduco, esattamente come i sogni. Tutto ciò a cui gli uomini sono soliti dare importanza, come i contrassegni del potere e dell’unicità, sono completamente inconsistenti, in quanto su tutto incombe la morte. Ma se ogni cosa è effimera, allora Sigismondo comprende di non dover permettere che la vita gli scorri via rapidamente e passivamente.


Il protagonista della commedia filosofia La vita è sogno di Calderón de la Barca è Sigismondo, principe di Polonia, che vive imprigionato dalla nascita in una torre sperduta, poiché suo padre, il re Basilio, ne ha ordinato la reclusione dopo aver letto nelle stelle una profezia: egli, una volta incoronato, diventerà un tiranno violento e crudele.  

Basilio, però, decide di fare un tentativo di metttere alla prova Sigismondo, ormai adulto, trasferendolo privo di sensi a corte, per verificare se sia possibile che l’intelligenza umana possa prevalere sul fato. Sigismondo, dimostratosi esattamente come previsto dalle stelle, addirittura incline al delitto, viene riaddormentato e riportato nella torre, dove si risveglia credendo che sia stato tutto un sogno. 

Una rivolta popolare insedia Sigismondo a corte e gli restituisce, dopo aver sconfitto re Basilio, il titolo e il regno. La precedente esperienza ha, però, reso Sigismondo più consapevole: ora reclama la possibilità di essere l’artefice del suo destino. 

Calderon ha sfruttato i due poli opposti della realtà e del sogno per produrre uno scambio di situazione che creasse sconcerto in Sigismondo, un’esperienza fuori dall’ordinario che lo portasse ad innescare un processo di formazione di sé. Al suo risveglio inizia questo processo di autoanalisi, che gli fa realizzare quanto fossero intemperanti le sue azioni e quanto nella realtà tutto sia caduco, esattamente come i sogni. Tutto ciò a cui gli uomini sono soliti dare importanza, come i contrassegni del potere e dell’unicità, sono completamente inconsistenti, in quanto su tutto incombe la morte. Ma proprio perché ogni cosa è effimera, allora Sigismondo comprende di non dover permettere che la sua vita sia priva di senso, e decide di farlo coincidere con scelte condotte secondo giustizia e per promuovere il bene degli altri.

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Andrea S.

Sigismondo, protagonista della commedia La vita è sogno, è il figlio del re di Polonia, Basilio, che lo ha rinchiuso in una cella dopo aver letto dagli astri che il suo erede diventerà un terribile tiranno. Qui Sigismondo passa tutta la sua vita fino a quando, un giorno, Basilio decide di provare a vedere come si sarebbe comportato una volta libero. Ed è qui che inizia il tema dello scambio di sogno e realtà. Infatti, fanno credere al protagonista che quello che sta vivendo ora sia un sogno, malgrado così non sia, e una volta che Sigismondo ha dato prova di essere spietato e feroce viene addormentato e riportato nella cella, dove si sveglia con la concezione di aver appena avuto una visione onirica molto nitida. Da questa esperienza il principe impara come il sogno, che in questo caso è la realtà, sia precario e sempre pronto a esaurirsi. Non è più, quindi, una questione di distinguere sogno da realtà, ma capire che tutto è effimero e scegliere bene come impiegare questo poco tempo che si ha a disposizione. Questo fa sì che Sigismondo, una volta libero di nuovo, non si preoccupi più di ottenere gloria e potere, che sono dei desideri fugaci e fini a sé stessi, ma piuttosto si impegna nel diventare un sovrano più autorevole, generoso e pronto a mettere il bene degli altri davanti al proprio. Il sogno, quindi, diventa una scuola di vita per Sigismondo, che grazie ad esso è passato da essere un uomo crudele ad essere un re virtuoso.


Sigismondo, protagonista del dramma La vita è sogno, è il figlio del re di Polonia, Basilio, che lo ha rinchiuso in una cella, dopo aver appreso dalla lettura degli astri che il suo erede diventerà un terribile tiranno. Qui Sigismondo passa tutta la sua giovinezza fino a quando un giorno Basilio decide di provare a vedere come si sarebbe comportato una volta libero. Ricorre all'espediente di farlo risvegliare nella corte, così da fargli credere di essere sempre vissuto lì. Ed è qui che inizia il tema dello scambio di sogno e realtà. Una volta che Sigismondo dà prova di essere spietato e feroce, viene di nuovo addormentato e riportato nella cella, dove si sveglia con l'idea di aver appena sognato. Da questa duplice esperienza il principe impara come il sogno, nonché la realtà che esso richiama per analogia, sia precario e sempre pronto a esaurirsi. Non si tratta più, quindi, di distinguere sogno da realtà, ma di capire che tutto è effimero e scegliere bene come impiegare il poco tempo che si ha a disposizione. Questo fa sì che Sigismondo, una volta libero veramente, non si preoccupi più di ottenere gloria e potere, che sono dei desideri fugaci e fini a sé stessi, ma piuttosto si impegni a diventare un sovrano autorevole, generoso e pronto a mettere il bene degli altri davanti al proprio. Il sogno, quindi, diventa una scuola di vita per Sigismondo, che grazie ad esso passa da essere uomo impulsivo e crudele a re riflessivo e virtuoso.

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Matteo

Sigismondo è il protagonista della tragedia “La vita è un sogno” di Pedro Calderon de la Barca, appare per la prima volta nell’Atto I quando Rosaura e Clarino lo trovano incatenato e rinchiuso dentro ad una grotta tra le montagne. Sigismondo è stato rinchiuso in quella grotta alla nascita per mano del padre, re di Polonia, che leggendo le stelle si è reso conto che suo figlio sarebbe diventato un pessimo re e ha deciso di far credere al popolo che l’erede fosse morto per poi rinchiuderlo. Avvalso dal senso di colpa, il re Basilio, decide di liberare il figlio e farlo diventare re per un giorno; se quest’ultimo si fosse comportato bene allora sarebbe diventato l’erede, in caso contrario Sigismondo verrà rinchiuso di nuovo e lo si convinverà che tutto quello che ha vissuto, in realtà, è stato solamente un sogno. Al risveglio dentro il castello reale, Sigismondo si comportò male, provocando anche la morte di un servo, così venne rinchiuso di nuovo. Successivamente, il principe dopo essersi svegliato viene convinto di aver vissuto tutto in sogno e poi viene riportato davanti al re (per volere del popolo che aveva scoperto la verità), in questo momento il prigioniero compie un gesto di umiltà e si inchina a lui pronto per farsi uccidere. Basilio nota il drastico cambiamento del figlio e lo premia nominandolo re. Da questo possiamo cogliere che il “sogno” che Sigismondo crede di aver vissuto lo ha ispirato a cambiare il suo destino tragico già scritto, in questo “sogno” ha potuto fare esperienza di questa giornata da re e ne ha capito le conseguenze ed ha agito modificando la sua natura.


Sigismondo è il protagonista del dramma La vita è sogno di Pedro Calderon de la Barca, e appare per la prima volta nell’Atto I quando Rosaura e Clarino lo trovano incatenato e rinchiuso in una torre tra le montagne. Sigismondo vi è stato rinchiuso alla nascita per mano del padre, re di Polonia, che leggendo le stelle ha ottnuto il presagio che suo figlio sarebbe diventato un pessimo e crudele re e ha deciso di far credere al popolo che l’erede fosse morto per poi rinchiuderlo. Travolto dal senso di colpa, il re Basilio, decide di liberare il figlio e farlo diventare re per un giorno: se si fosse comportato bene, allora sarebbe diventato l’erede, in caso contrario sarebbe stato rinchiuso di nuovo, convincendolo di aver sognato. Al risveglio dentro il castello reale, Sigismondo si comporta male, provocando anche la morte di un servo, così viene rinchiuso di nuovo e convinto, come da copione, di aver vissuto tutto in sogno. Inizia così una sorta di suo percorso di formazione e di educazione: quando infatti viene riportato davanti al re per volere del popolo che aveva scoperto la verità in merito a questa complessa macchinazione, il prigioniero compie un gesto di umiltà e di sottomissione che persuade Basilio del drastico cambiamento del figlio. Il “sogno” che Sigismondo crede di aver vissuto lo ispira quindi a cambiare il suo destino tragico e apparentemente già scritto: la giornata da re, condotta nel peggiore dei modi, gli consente però di capire come le proprie azioni impulsive possano produrre conseguenze terribili e, solitamente, irreversibili, e lo guida ad assumere per il futuro una condotta avveduta e generosa.

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FILIPPO M.

Sigismondo, il figlio del re Basilio, viene rinchiuso in prigione perché si teme che diventi un tiranno come suo padre.


Sigismondo, però, non è disposto a rinunciare alla sua libertà e alla sua conquista del trono. In prigione, infatti, impara molto di più dai suoi sogni che dalla realtà: è nei suoi sogni che si immagina come un re giusto e prudente, che regna con saggezza e compassione, e che instaura un regno di pace e armonia.


Il sogno diventa quindi una sorta di via d'uscita dalla realtà oppressiva e crudele della prigionia, e rappresenta un modo per Sigismondo di esprimere la sua vera identità e le sue aspirazioni.


Ma quando la vita lo riconduce alla realtà, anche quando grazie a un'ingegnosa strategia il regno passa nelle sue mani, Sigismondo deve fare i conti con il suo passato e con la paura di diventare come suo padre. Tuttavia, il coraggio e la determinazione con cui ha affrontato i suoi sogni e che lo hanno portato alla conquista del trono, gli permettono di esprimere le sue vere intenzioni e di reagire alle ingiustizie del passato.


In definitiva, Sigismondo rappresenta il potere della mente e dei sogni, che possono trascendere la realtà e dare forma alla nostra immaginazione più profonda. 



Sigismondo, il figlio del re Basilio, viene rinchiuso alla nascita in una prigione dal padre, che teme diventi un tiranno sanguinario, come gli è parso di leggere nelle stelle.


Il giovane, oppresso dalla prigionia, quando inaspettatamente si risveglia con pieno possesso della facoltà di agire e provvisto di potere, manifesta tutta la sua arroganza e il suo spirito vendicativo. Per effetto del secondo risveglio, tuttavia, si ritrova in una realtà (davvero tale) che gli consente di mettersi nuovamente alla prova: a quel punto si dimostra coraggioso, determinato e soprattutto generoso verso gli altri, proprio come se il suo doppio sogno l'avesse istruito sul senso della vita e sulle caratteristiche, e i limiti, della libertà individuale.




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MANCANO ELENA, TOMMASO

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